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Si conobbero. Lui conobbe lei e
se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e
se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, ma s’era potuta
riconoscere così.
da Il barone rampante, cap.XXI (alla fine) |
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Il segno che era cominciata la
battaglia fu la tosse. Vide laggiù un polverone giallo che avanzava, e un
altro polverone venne su da terra perché anche i cavalli cristiani
s’erano lanciati avanti al galoppo. (…) tutto l’esercito imperiale
tossiva intasato nelle sue armature, e così tossendo e scalpitando
correva verso il polverone infedele e già udiva sempre più dappresso la
tosse saracina. I due polveroni si congiunsero: tutta la pianura rintronò
di colpi di tosse e di lancia.
da Il cavaliere
inesistente, cap. IV |
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Quindi, l’importante era capirsi, cosa non facile tra
mori e cristiani e con le varie lingue more e cristiane in mezzo a loro;
se ti arrivava un insulto indecifrabile, che potevi farci? Ti toccava
tenertelo e magari ci restavi disonorato per la vita. Quindi a questa fase
del combattimento partecipavano gli interpreti, truppa rapida,
d’armamento leggero, montata su certi cavallucci, che giravano intorno,
coglievano a volo gli insulti e li traducevano di botto nella lingua del
destinatario. - Khar as-Sus! - Escremento di verme! - Mushrik! Sozo! Mozo!
Escalvao! Marrano! Hijo de puta! (…).
da Il cavaliere inesistente, cap. IV |
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La pagina ha il suo bene solo
quando la volti e c’è la vita dietro che spinge e scompiglia tutti i
fogli del libro. La penna corre spinta dallo stesso piacere che ti fa
correre le strade. Il capitolo che attacchi e non sai ancora quale storia
racconterà è come l’angolo che svolterai…
da Il cavaliere inesistente, (l’ultima pagina) |
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Alzare gli occhi dal libro (leggeva sempre, in treno) e
ritrovare pezzo per pezzo il paesaggio - il muro, il fico, la noria, le
canne, la scogliera - le cose viste da sempre di cui soltanto ora, per
esserne stato lontano, s'accorgeva: questo era il modo in cui tutte le
volte che vi tornava, Quinto riprendeva contatto col suo paese…
da La
speculazione edilizia, I, pag. 781, incipit |
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Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni
inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i
raffreddati da fieno che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.
da Marcovaldo, incipit |
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