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Il segno che era cominciata la battaglia fu la tosse. Vide laggiù un polverone giallo che avanzava, e un altro polverone venne su da terra perché anche i cavalli cristiani s’erano lanciati avanti al galoppo. (…) tutto l’esercito imperiale tossiva intasato nelle sue armature, e così tossendo e scalpitando correva verso il polverone infedele e già udiva sempre più dappresso la tosse saracina. I due polveroni si congiunsero: tutta la pianura rintronò di colpi di tosse e di lancia.
                                       da Il cavaliere inesistente, cap. IV

Beatrice Ciccanti
5 A

E tutti continuavano a tossire di qualsiasi tipo di tosse: secca, grassa con o senza catarro e talvolta qualche membro dell’esercito, tossendo un po’ più forte espelleva dal petto le sue paure più recondite, c’era un gran rumore, non si capiva più niente e tutti dopo un po’, uno alla volta in ordine sparso tossivano le loro paure e così nessuno, non avendo più paura di niente, era diventato coraggioso. Le due nuvole divennero sempre più grandi di mille colori e oltre alle paure raccoglievano in se stesse tutti i microbi dei membri dell’esercito e visto che ognuno dei membri aveva una malattia diversa, le due nubi non solo portarono via le paure, ma anche le malattie e siccome la guerra era scoppiata perché un esercito aveva attaccato la malattia all’altro, non c’era neanche più motivo di continuare la guerra; quindi fecero tutti dietrofront e tornarono a casa, ovviamente questa è una cosa che non potrà mai succedere perché sarebbe troppo bello, come capita sempre. Quando accade qualcosa di meraviglioso c’è sempre qualcosa che poi non va! E’ sfiga e non si sa bene perché colpisca tutti indistintamente, anche se non lo vogliamo. Mi fa male la mano il tempo non finisce più non so più cosa scrivere ma devo continuare a farlo e quindi dirò che tutti i membri dell’esercito tornati a casa non si ricordarono più nulla, perciò le due nubi volarono su un altro pianeta e colpirono altri popoli che poverini si ritrovarono con il doppio delle paure e delle malattie.

Fasano Luca
5 D

Fu una battaglia durissima, che viene ancora ricordata da molti. Tutti i soldati combatterono fieramente e con onore, soprattutto i condottieri dei due schieramenti: Costantino, soprannominato l’Instancabile, per i cristiani, e Akbal il Grande per i saraceni. Decine e decine di uomini caddero a causa delle loro possenti armi, fino a quando questi due valorosi condottieri si incrociarono.
Era lo scontro finale: da questo duello si sarebbero stabilite non solo le sorti dei due eserciti, ma anche quelle di due culture completamente differenti. In quel momento tutti i soldati si fermarono per osservare lo scontro. Il duello fu molto cruento: sia Costantino che Akbal si impegnarono a fondo, senza risparmiarsi colpi né energie. Ma proprio quando Akbal si lanciò sull’avversario per l’affondo finale inciampò in una pietra; così Costantino riuscì a scansare il colpo e, a sua volta, a colpire il nemico che stramazzò al suolo morente.
Così finì la guerra: l’esercito saraceno, in rotta, scappò, disperdendosi su tutto il territorio, mentre Costantino ordinò ai suoi uomini di non inseguire gli avversari, visto il gran numero di persone che quel giorno aveva già perso la vita. In questo modo la cristianità riconquistò la Palestina. Costantino venne nominato re e governò per moltissimi anni. Fu un lungo periodo di pace e prosperità, anche con i saraceni…

Melcangi Davide
5 D

“ Gli eserciti cozzarono l’uno contro l’altro, il fragore risuonò nella valle sprigionandosi dalla nube che copriva tutto e tutti. Le urla di incitamento provenienti dai due schieramenti erano state soffocate dalla tosse causata dal polverone; quando quest’ultimo cominciò a diradarsi, lo scenario apparve ben diverso da quello di pochi minuti prima. Centinaia di corpi giacevano inermi a terra e i soldati rimasti in vita avevano intrapreso un duro corpo a corpo, in una strenua lotta in cui la morte dell’avversario significava la vita propria.
Tanta fu l’intensità con cui il combattimento si era scatenato, tanta la rapidità con cui si esaurì; l’esercito degli infedeli, infatti, vistosi in minoranza e temendo l’accerchiamento, optò per una ritirata che assunse più i connotati di una rotta. I sopravissuti infatti avevano rotto le file e correvano per le dune del deserto; d’altronde i cristiani non avevano più la forza di seguirli e si limitarono a levare i loro canti di vittoria. Ma non sempre la fortuna arride ai vincitori ……
I cristiani decisero di accamparsi nel luogo della battaglia per riposarsi e passare una notte all’insegna dei festeggiamenti per la vittoria ottenuta: canti e balli, vino in libertà, ballerine e concubine: era tempo che i soldati non godevano di un momento tanto piacevole. Ma, a notte inoltrata, un polverone, di dimensione ben maggiori di quello della battaglia, fu avvistato dalle poche sentinelle rimaste sobrie, a breve distanza dall’accampamento. L’allarme fu dato abbastanza rapidamente ma tutto fu vano; non si trattava di nessun esercito ma di un’enorme tempesta di sabbia che scatenò la sua immane forza sull’inerme esercito cristiano, quasi come fosse una vendetta divina. All’indomani, dei cristiani non c’era traccia”.
Il fuoco crepitava nel camino  e i bambini, inginocchiati attorno al nonno, ascoltavano attoniti la sua splendida storia; era incredibile quante ne conoscesse e con quale abilità fosse in grado di catturare l’attenzione del piccolo “uditorio”. Non appena ebbe finito il racconto, il silenzio regnò per qualche minuto, come se la storia stesse continuando nella mente di ognuno,  in quei mondi lontani. Tutti i bambini speravano di passare una vita come quella del nonno, di vivere un giorno tanti avvenimenti fantastici. I vaganti pensieri furono bruscamente interrotti dalla curiosità del più piccolo: “Che fine fece l’esercito cristiano?”.
Il nonno assunse un’aria grave, rispose: “Forse lo scoprirai un giorno …” e si voltò verso il caminetto, quasi a ricercare nel fuoco le immagini di un ricordo sepolto da tempo.