Glossario
Alessandro III (Siena
1110 ca. - Civita Castellana 1181)
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Papa (1159-1181), sostenne strenuamente l'autorità papale nella Chiesa. Al secolo Rolando Bandinelli, studiò sotto la guida del fondatore del diritto canonico, il monaco camaldolese Graziano, divenendo poi egli stesso famoso lettore di diritto canonico a Bologna. Eletto cardinale nel 1150 e cancelliere pontificio nel 1153, Bandinelli venne inviato l'anno stesso in qualità di nunzio apostolico a negoziare il trattato di Costanza con l'imperatore Federico I Barbarossa e nel 1159 divenne papa. Il pontificato lo vide coinvolto nella complessa politica del suo tempo, in lotta con i governanti europei per la reciproca supremazia. Dopo una lunga lotta contro i tre successivi antipapi sostenuti dall'imperatore, Alessandro, con l'aiuto della Lega Lombarda, obbligò Federico a riconoscere la sua carica pontificia. Nel 1162, costretto da questi all'esilio, trascorse buona parte del pontificato in Francia. Presiedette al terzo Concilio lateranense (1179) e promosse la diffusione della scolastica. |
Arnaldo da Brescia (Brescia 1100 ca. - Roma 1155)
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Fu un monaco italiano, riformatore politico e religioso. Dopo aver studiato teologia a Parigi, dove probabilmente venne influenzato dal filosofo e teologo francese Pietro Abelardo, tornò a Brescia a predicare contro la corruzione e la cupidigia del clero cattolico. Contrario al fatto che la Chiesa possedesse ricchezze e amministrasse proprietà, guidò i cittadini di Brescia in una rivolta contro papa Innocenzo II (in carica dal 1130 al 1143) e nel 1139 venne esiliato in Francia. Accusato da san Bernardo di Chiaravalle di essere eretico e seguace di Abelardo, Arnaldo fu condannato dal concilio di Sens nel 1140 e costretto a vivere in esilio in Francia. Più tardi, nel 1145, Bernardo gli indirizzò nuove accuse e Arnaldo venne nuovamente allontanato; riparò a Roma, dove simpatizzò con i cospiratori che rivendicavano l'autonomia dal papato e dall'autorità imperiale. Organizzando una rivolta, riuscì a mandare in esilio papa Eugenio III e, con la protezione della nobiltà romana, riformò il governo della città. Nel 1148 il papa indisse un sinodo durante il quale lo scomunicò, ma Arnaldo tornò a Roma dove, godendo del favore popolare, non venne perseguitato. Nel 1155, tuttavia, quando Adriano IV successe a Eugenio III sul soglio pontificio, Arnaldo dovette fuggire. Arrestato per ordine di Federico I, imperatore del Sacro Romano Impero, fu ricondotto a Roma, condannato a morte e impiccato. |
Arti Maggiori | Le prime, economicamente e commercialmente importanti che ricoprivano nell'amministrazione della cosa pubblica una parte giuridicamente stabilita, riconosciuta e ben delineata. |
Arti Minori | Inizialmente 5, poi 14 nella seconda metà del XIII secolo (a Firenze), sorgono da mestieri minori che richiedono il riconoscimento dei propri diritti. |
Bussola
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Strumento di orientamento, utilizzato per individuare la direzione rispetto a un riferimento noto. I due tipi principali di bussola sono la bussola magnetica, già conosciuta nel XIII secolo, e la girobussola o bussola giroscopica, sviluppata all'inizio del XX secolo. Nella bussola magnetica, la direzione viene indicata mediante uno o più aghi magnetici che, sotto l'influenza del campo magnetico terrestre, puntano verso il polo nord magnetico. La girobussola, invece, non risente del magnetismo terrestre, e sfrutta il moto di rotazione della Terra intorno al proprio asse. Ideata da Jean-Bernard-Léon Foucault, essa è costituita principalmente da un sistema giroscopico che, essendo soggetto a una coppia che mantiene l'asse di rotazione in un piano orizzontale, tende a collocare tale asse sulla linea nord-sud parallela all'asse di rotazione terrestre, indicando così il polo nord geografico. |
Capitano del Popolo | Magistratura istituita per limitare l'autorità del podestà e per difendere gli interessi dei cittadini esclusi dalla politica, appoggiandosi alle arti ed alle corporazioni. |
Comune
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In epoca medievale i Comuni erano associazioni di uomini liberi che giuravano di difendersi reciprocamente e di obbedire a capi elettivi; spesso traevano origine dalle corporazioni di arti e mestieri. Il Comune si diffuse come forma di governo caratteristica delle città europee (Germania, Fiandre, Francia, Inghilterra) e in particolare in Italia dalla fine dellXI secolo. Con letà dei Comuni, la penisola italiana conobbe uno dei periodi di maggior splendore e fecondità economica e culturale. Il declino cominciò quando, a seguito di aspre lotte tra i Comuni, le cariche politiche, inizialmente limitate nel tempo, vennero conferite più volte alla stessa persona: questo processo portò in breve tempo alla formazione delle signorie. |
Concordato di Worms
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Soluzione di compromesso, annunciata il 23 settembre 1122 a Worms, negoziata fra l'imperatore Enrico V e papa Callisto II per porre termine alla lotta per le investiture, che dalla fine dell'XI secolo aveva contraddistinto i rapporti fra Chiesa e stato. Il concordato stabilì la distinzione tra l'investitura feudale, conferita con lo scettro, e l'investitura episcopale, conferita con l'anello e il pastorale. La nomina feudale era di pertinenza dell'imperatore, quella episcopale spettava al papa o a un suo rappresentante. Nonostante non mettesse in discussione l'inserimento dei vescovi nella gerarchia feudale, la soluzione sancita dal concordato ridusse l'ingerenza dei laici nelle questioni ecclesiastiche. Nel regno di Germania, tuttavia, all'imperatore era ancora consentito intervenire nelle investiture episcopali e abaziali, mentre gli veniva proibito in Italia e in Borgogna. |
Confraternita | Insieme di credenti che hanno per obiettivo l'aiuto nei confronti dei poveri, dei malati e dei bisognosi e la diffusione di pratiche devozionali. |
Coniuratio
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La parola coniuratio non assume etimologicamente un'accezione negativa (come prende ai giorni d'oggi la parola congiura) ma dava solamente l'idea di patto in cui i soci si legavano con un giuramento. La parola è composta da con+iuratio cioè associazione giurata. |
Consoli | Aiutanti del Podestà nella sua opera di governo. |
Consorterie | Associazioni di famiglie aristocratiche animate dal proposito di conservare e accrescere i privilegi in loro possesso. |
Corporazioni
delle Arti
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Unioni di persone che, durante il Medioevo, esercitavano lo stesso mestiere. Le corporazioni di mercanti e di artigiani nacquero con lo scopo di difendere gli interessi di chi vi aderiva e di tutelare la produzione e la concorrenza all'interno del comune. In Italia, come in quasi tutti i paesi europei, le corporazioni di arti e mestieri sorsero a partire dal XII secolo; come le gilde, diffuse soprattutto nell'Europa settentrionale, si prefiggevano di tutelare gli interessi dei singoli membri; riunirono artigiani specializzati (conciatori, orefici, tessitori, armaioli) e venditori al dettaglio (macellai, drappieri, droghieri). Nel corso del XII e del XIII secolo le corporazioni si moltiplicarono e assunsero una struttura maggiormente definita; se inizialmente l'adesione era libera, già alla fine del XIII secolo chi avesse voluto esercitare un mestiere era tenuto a iscriversi a una di queste associazioni. All'interno vi era una suddivisione in tre categorie: i maestri, i socii e gli apprendisti (discipuli); dopo un certo numero di anni l'apprendista diventava socius e lavorava per il maestro ricevendo una retribuzione. Oltre a esercitare un'importante funzione economica all'interno dei comuni, a partire dal XIII secolo le corporazioni cominciarono a esercitare il potere politico, concorrendo alle principali cariche cittadine e influenzando l'elezione dei membri del governo. La crisi del sistema comunale, iniziata nel XIV secolo, contribuì al declino di queste istituzioni, i cui privilegi venivano ostacolati dai sovrani e dagli stati che si andavano formando. I cambiamenti del sistema di produzione e le nuove necessità del sistema commerciale segnarono il declino delle corporazioni, che scomparvero progressivamente nel corso del XVIII secolo. |
Corrado III (? 1093 - Bamberga 1152)
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Re di Germania e imperatore dal 1138. Figlio di Federico I di Svevia, fu il primo re di Germania della dinastia degli Hohenstaufen. Nel 1125, alla morte dello zio, l'imperatore Enrico V, Corrado si unì al fratello nel tentativo di contrastare l'elezione a imperatore di Lotario II di Sassonia. Corrado fu eletto re di Germania, o meglio antiré, nel 1127; lo stesso anno si recò in Italia e ne fu incoronato re nel 1128; nel 1135 accettò di sottomettersi a Lotario, incoronato imperatore due anni prima. Nel 1138, un anno dopo la morte di questi, Corrado fu eletto re di Germania e imperatore, senza però ricevere mai l'incoronazione ufficiale. In Germania, il principale nemico di Corrado fu Enrico il Superbo, duca di Baviera e Sassonia, della casa dei Welfen (Vedi Guelfi), contro la quale gli Hohenstaufen, detti Weiblingen (Vedi Ghibellini), sostennero un'accesa contesa dinastica. La lotta di Corrado contro i Guelfi e altri tentativi falliti di consolidare l'impero furono interrotti dalla proclamazione della seconda Crociata (1147-49) alla quale Corrado partecipò. Gli successe al trono di Germania il nipote Federico di Svevia, il futuro imperatore Federico I Barbarossa. |
Costanza
d'Altavilla (? 1154 - Palermo 1198)
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Imperatrice di Germania e regina di Sicilia. Ereditò dal padre, il re Ruggero II, il regno normanno dellItalia meridionale, portandolo nella sfera di potere germanica a seguito delle nozze (1186) con Enrico VI, imperatore del Sacro romano impero dal 1191. Nello stesso anno anche Costanza ricevette la corona di imperatrice. Enrico scese in Sicilia per combattere contro il conte Tancredi che, postosi a capo di un gruppo di feudatari, rivendicava il proprio diritto al trono. Quando limperatore dovette fare ritorno in Germania, Tancredi imprigionò Costanza e assunse il governo dellisola, ma alla morte dellusurpatore (1194) Costanza tornò a esercitare le funzioni di regina. Nel 1198, alla morte di Costanza, il regno di Sicilia passò a suo figlio, limperatore Federico II. |
Dux (o Doge)
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Da dux-ducis, è un magistrato che inizialmente era dipendente, almeno formalmente,dallimperatore bizantino, dal quale era nominato. In seguito veniva eletto dal consiglio grande (un ristretto gruppo daristocratici) e successivamente fu affiancato dai consiglieri ducali, (espressione delle principali casate nobiliari), che lo assistevano e lo controllavano. La sede del doge era a Rivo alto: Rialto. |
Enrico V (? 1081 - Utrecht
1125)
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Re di Germania (1098-1125) e imperatore del Sacro Romano Impero (1106-1125), figlio dell'imperatore Enrico IV e di Berta di Savoia, fu l'ultimo imperatore della dinastia di Franconia. Ribellatosi contro il padre, nel 1104 lo costrinse ad abdicare. Il suo diritto di successione venne però riconosciuto soltanto alla morte di Enrico IV, nel 1106. Nel 1110 accettò di rispettare il decreto di papa Pasquale II contro l'investitura ecclesiastica da parte dei laici, cioè contro il diritto del re di nominare i vescovi, a condizione che il papa lo incoronasse e la Chiesa rinunciasse al potere secolare all'interno dei confini dell'impero. La sua pretesa suscitò un grande scalpore tra il clero, e il giorno dell'incoronazione il papa si rifiutò di proclamarlo imperatore. Enrico V lasciò Roma e portò il pontefice con sé come ostaggio. Per riottenere la libertà, Pasquale gli concesse il diritto di investitura e accettò nuovamente di incoronarlo, ma nel 1112 revocò tutte le concessioni fatte. Dal 1114 al 1121 molti principi tedeschi si ribellarono a Enrico. Sebbene la Germania del Nord fosse in rivolta, nel 1116 Enrico invase l'Italia per impossessarsi dei territori lasciati al papato da Matilde, contessa di Toscana. Dopo aver allontanato il papa da Roma, si fece reincoronare nel 1117 da Maurice Bourdin, arcivescovo di Braga, che alla morte di Pasquale II (1118) egli proclamò antipapa con il nome di Gregorio VIII. Di conseguenza, il successore di Pasquale II, papa Gelasio II (pontificato 1118-1119) scomunicò l'imperatore. Ritornato in Germania si rappacificò con i principi tedeschi nella Dieta di Würzburg nel 1121. Con il concordato di Worms del 1122 raggiunse un compromesso con il papato, ponendo fine alla lotta per le investiture e abbandonò l'antipapa Gregorio VIII; la scomunica gli venne revocata, ma Enrico V mantenne il diritto di nominare i vescovi. Durante gli ultimi anni di regno condusse una sfortunata spedizione contro Luigi VI di Francia assieme a Enrico I d'Inghilterra. |
Enrico VI (Nimega, oggi in
Olanda 1165 - Messina 1197)
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Imperatore del Sacro romano impero (1191-1197) e re di Sicilia e di Puglia (1194-1197). Figlio dell'imperatore Federico I Barbarossa, assunse la reggenza per il padre nel 1189, quando questi partì per la terza crociata. Nel 1190 soffocò una rivolta di nobili capeggiata da Enrico il Leone, duca di Sassonia; l'anno seguente, dopo la morte del padre, fu incoronato imperatore a Roma. Rivendicando il proprio diritto alla corona di Sicilia, grazie al matrimonio con Costanza d'Altavilla, erede del regno di Sicilia e di Puglia, mosse contro il conte Tancredi di Lecce, da poco salito al trono. Durante l'assedio di Napoli, però, fra le truppe imperiali si diffuse un'epidemia ed Enrico fu costretto a tornare in Germania, dove nel frattempo i nobili tedeschi, guidati da Enrico il Leone, erano nuovamente in rivolta. Enrico cercò di stroncare la ribellione con una repressione sanguinosa e nel 1192 fece prigioniero Riccardo I Cuor di Leone, re d'Inghilterra e cognato di Enrico il Leone: in cambio del suo rilascio, nel 1194, ottenne la sottomissione di Enrico il Leone e riuscì pertanto a ristabilire la pace in Germania. Nello stesso anno il conte Tancredi morì ed Enrico scese di nuovo in Italia alla testa di un numeroso esercito, riuscendo questa volta a farsi incoronare re di Sicilia e di Puglia. Negli ultimi anni di regno cercò invano di rendere ereditaria la corona imperiale per la propria famiglia, la casata degli Hohenstaufen. Riuscì, tuttavia, ad assicurare la successione del figlio, il futuro Federico II. A lui succedette però Ottone IV di Brunswick. |
Enrico il Leone (Ravensburg 1129 ca. - Brunswick 1195)
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Duca di Sassonia (1139-1180) e di Baviera (1156-1180) con il nome di Enrico XII; potente principe tedesco, fu il rivale di Federico Barbarossa, imperatore del Sacro romano impero. Nel 1147 Enrico chiese alla dieta di Francoforte che gli venisse restituito il ducato di Baviera, un tempo appartenuto al padre Enrico il Superbo, e quando la richiesta venne rifiutata, intraprese una guerra contro l'imperatore Corrado III. Alla morte di quest'ultimo, il nuovo imperatore, Federico Barbarossa, restituì a Enrico la Baviera, e questi, in cambio, aiutò il Barbarossa nelle guerre in Polonia e Italia degli anni 1157 e 1159. Nel 1168 sposò in seconde nozze Matilde, figlia di Enrico II d'Inghilterra; nel 1176 si rifiutò di partecipare a fianco del Barbarossa in una nuova spedizione in Italia contro la Lega lombarda, ma quando l'imperatore rientrò in Germania lo pose sotto processo ed Enrico fu messo al bando, privato della maggior parte dei suoi territori e condannato per due volte all'esilio (1182 e 1189). Rientrato in Germania, prese parte alla rivolta dei nobili contro il figlio del Barbarossa Enrico VI: questi riuscì a sedare l'insurrezione e si riconciliò con Enrico il Leone consentendogli di rientrare nei suoi ducati. |
Gonfaloniere
di Giustizia
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"E al loro ufficio de priori aggiunsono uno con la medesima balìa [potere] che gli altri, il quale chiamarono Gonfaloniere di Giustizia (Baldo Ruffoli per Sesto di Porta Duomo), a cui fusse dato uno gonfalone dellarme del popolo, che è la croce rossa nel campo bianco, e mille fanti tutti armati con la detta insegna o arme, che avessono a esser presti a ogni richiesta del detto Gonfaloniere, in piazza o dove bisognasse". |
Guelfi e Ghibellini
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Fazioni politiche attive nelle regioni settentrionali e centrali dell'Italia nei secoli XIII, XIV e XV. Nel loro significato originario i termini indicavano le fazioni sorte durante la lotta per il trono del Sacro romano impero tra le due principali dinastie, i Welfen (da cui il nome di guelfi) duchi di Sassonia e Baviera, e gli Hohenstaufen, duchi di Svevia, dal cui castello di Waiblingen derivò il nome di ghibellini. Agli inizi del XIII secolo, quando Ottone di Brunswick entrò in conflitto con Federico II di Hohenstaufen per la corona imperiale, la lotta si estese all'Italia, e i nomi perdettero l'originario significato tedesco. I guelfi diventarono il partito che sosteneva il papato, opponendosi all'autorità degli imperatori del Sacro romano impero in Italia, mentre i ghibellini appoggiarono politicamente l'imperatore. Il partito guelfo finì tuttavia col diventare un movimento italiano, perché si schierò a favore dei principati e delle repubbliche cittadine che reclamavano per sé i diritti e le libertà municipali. L'Italia medievale fu lacerata da aspri conflitti politici e militari tra i seguaci delle due fazioni. In generale, le grandi famiglie appoggiarono i ghibellini, mentre le città sostennero i guelfi. Infine la divisione fu geografica: i nobili nella maggior parte dei comuni del Nord parteggiarono per i ghibellini, quelli delle regioni centrali per i guelfi. Pisa, Verona e Arezzo erano roccaforti ghibelline, al contrario di Bologna, Milano e, soprattutto, Firenze, dove la lotta tra le fazioni sfociò in una guerra civile che divampò per oltre dieci anni, sino a quando, nel 1266, i ghibellini furono mandati in esilio. Nel secolo XIV, dopo che il potere imperiale aveva perduto il primato in Italia, il conflitto degenerò in scontri tra fazioni politiche locali che cercavano di trarre profitto da pregiudizi tradizionali o ereditari. Nel 1334 papa Benedetto XII proibì, pena sanzioni ecclesiastiche, che le parti allora in lotta potessero chiamarsi ancora guelfi e ghibellini, anche se non mancarono fazioni che se ne appropriarono sino a tutto il XVI secolo. Durante il Risorgimento italiano i due termini furono ripresi per indicare i sostenitori di un atteggiamento politico favorevole o contrario al papato (rispettivamente neoguelfi e neoghibellini). |
Guglielmo II (di Sicilia)
(1153-1189)
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Re di Sicilia (1166-1189); figlio di Guglielmo I e di Margherita di Navarra. Successe al padre nel 1166 e regnò per alcuni anni sotto la tutela della madre. Nel 1172, desideroso di ampliare il suo regno nellarea del Mediterraneo orientale, chiese in sposa la figlia dellimperatore bizantino Manuele I Comneno; tuttavia il matrimonio non fu concluso ed egli dovette rinunciare ai suoi propositi. Alleatosi con il papa Alessandro III, sostenne la Lega Lombarda in lotta contro il Barbarossa, ma nel 1176 venne sconfitto e fu costretto a ratificare una lunga tregua. Negli stessi anni, intraprese una guerra di conquista nellAfrica settentrionale; occupò Tunisi ma in Egitto venne battuto e costretto alla ritirata. Nel 1177 sposò Giovanna, la figlia di Enrico II dInghilterra. Pochi anni dopo, alla morte dellimperatore bizantino Manuele I (1180), organizzò una nuova spedizione verso lOriente. Nel 1185 conquistò Durazzo e Tessalonica ma poco dopo lesercito del nuovo imperatore bizantino, Isacco II Angelo, lo sconfisse e Guglielmo dovette tornare in Sicilia, abbandonando i territori conquistati. Quando il papa Gregorio VIII, nel 1187, indisse la terza crociata, Guglielmo aderì con entusiasmo; pose la flotta a disposizione dei crociati e consentì il transito delle armate attraverso il suo regno. Morì prima di poter prendere parte alla spedizione personalmente. Sotto il suo regno la Sicilia conobbe un periodo di grande prosperità. Morto senza eredi, lasciò la corona alla zia paterna Costanza dAltavilla. |
Hohenstaufen
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Nobile famiglia tedesca, così detta dal nome del castello di Staufen (vicino allodierna Friburgo in Brisgovia), i cui membri furono sovrani del Sacro romano impero e re di Germania e Sicilia. La sua origine risale al 1079, quando Federico I, duca di Svevia, sposò la figlia dellimperatore Enrico IV. Il loro secondogenito, Corrado III (1093-1152), fu eletto re di Germania nel 1138; il primogenito, Federico II di Svevia detto il Losco, si imparentò con la casata dei Guelfi, duchi di Baviera, e alla morte del fratello riuscì a far eleggere al soglio imperiale il proprio figlio, Federico I Barbarossa (1123-1190), che cinse anche la corona dItalia. A questi succedettero i figli Enrico VI (1165-1197), che sedette anche sul trono di Sicilia, per aver sposato Costanza d'Altavilla, e Filippo (1176-1208). Nel 1212 venne eletto imperatore il figlio di Enrico VI, Federico II (1194-1250), re di Sicilia dal 1198. Lultimo imperatore della dinastia fu il figlio di Federico II, Corrado IV (1228-1254); alla sua morte il Regno di Sicilia venne retto da un figlio illegittimo di Federico II, Manfredi (1232-1266), che regnò in nome del nipote Corradino (1252-1268), figlio di Corrado IV; morto lo zio, Corradino intraprese una spedizione in Italia per reimpadronirsi del regno, contro Carlo d'Angiò, venendo però sconfitto e ucciso. Un altro figlio illegittimo di Federico II, Enzo (1224-1272), assunse il titolo di re di Sardegna (1239), ma venne imprigionato durante una guerra contro Parma e Bologna; la sua morte segnò la fine della dinastia. |
Magnati | Magnati ovvero i nobili, da non confondere con la borghesia. La prima fase consolare fu animata proprio da questi, mentre in quella seguente i veri protagonisti furono i borghesi. |
Messeri (dal 1250 = mio signore) | Titolo onorifico che un tempo veniva attribuito a cavalieri, notai, giudici, e a persone che svolgevano compiti per loro conto ( erano così chiamati dal popolo meno colto). |
Pietro Orseolo | Prese il titolo di capo di Venezia e della Dalmazia. Gettò lanello nelle acque e procedette allo sposalizio del mare, imponendogli simbolicamente un feudale vincolo di sudditanza e pronunciò tali parole: "Mare, noi ti sposiamo in segno del vostro vero e perpetuo dominio". |
Podestà
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Magistratura medievale (XIIXIII secolo) attribuita a personaggi preposti alla guida dei Comuni per placare gli scontri tra le fazioni. Il podestà doveva essere straniero per non essere coinvolto personalmente negli interessi nel Comune. La carica durava da tre mesi ad un anno. |
Podestarile | La seconda fase delletà comunale intorno al XIII secolo , in cui il potere esecutivo fu affidato a un podestà forestiero. |
Popolo | Nei comuni del XIII secolo venivano designati con questo nome gli strati più elevati dei ceti artigianali e mercantili e, talvolta, quelli dei proprietari di una bottega o di un esercizio commerciale. |
Popolo Grasso e
Minuto
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Durante l'età comunale, a Firenze, la classe dei cives si suddivise in p. grasso: mercanti ricchi e ceti più abbienti, e p. minuto: piccoli artigiani e plebe; il concetto di p. venne rivalorizzato dal giusnaturalismo che intese il p. come depositario del diritto ed elemento dinamico di una società. |
Portolani | Disegnate dagli Amalfitani, furono le prime carte nautiche d'approdo. |
Priore delle Arti
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Nell'età consolare titolo talora attribuito a uno dei consoli cui era affidato collegialmente il governo delle città. In numerosi comuni medioevali titolare di una carica pubblica. nel comune di Firenze ciascuno dei rappresentanti delle arti o corporazioni cittadine. |
Regalie | Poteri regi cioè i diritti di riscuotere le imposte, arruolare armate, battere moneta, garantire l'ordine pubblico. Da non confondere con le regalìe che sono benefici donati da un capo a un proprio subordinato. |
Signorie
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Nome dato sin dall'Alto Medioevo a territori sottoposti alla giurisdizione di un signore feudale, nonché, per estensione, il complesso dei rapporti politici, economici e sociali che intercorrevano tra il feudatario e quanti abitavano le sue terre. Nella storia d'Italia il termine identifica invece il periodo storico che vede il passaggio del libero comune da repubblica cittadina a governo di un solo cittadino eminente. |
Società di Popolo | Nate per difendere gli interessi della fazione popolare, le società di popolo si diedero spesso un proprio podestà (capitano del popolo). Si davano statuti, istituzioni e forze paramilitari proprie. |
Tavole Amalfitane
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Tutte le marine mediterranee
si attennero alle leggi e ai regolamenti dettati dai magistrati amalfitani per regolare la
navigazione ed il commercio marittimo. Il codice nautico amalfitano, il più diffuso nel
basso medioevo, restò in vigore nel Regno di Napoli fino al XVI secolo. Capitolo 14. Se uno dei marinai o dei soci fosse catturato dai pirati o da altra persona, contro il suo volere, durante la navigazione, abbia la paga che gli sarebbe dovuta se continuasse a prestare la sua opera. Ugualmente se si ammalasse, venga rimborsato delle spese che la malattia gli imporrà e sia curato. Gli venga data inoltre la paga che gli è dovuta. Se fosse ferito difendendo la nave, abbia la paga che gli sarebbe dovuta per la sua opera e gli vengano rimborsate le spese necessarie e quello che dovrà dare al medico. Capitolo 25. Finito il viaggio, fatto conto delle spese sostenute, il padrone deve dare resoconto del viaggio ai soci nella curia in loro presenza e, sottratte le spese, il guadagno deve essere diviso in parti secondo l'uso. Se i marinai o i soci citati non fossero comparsi a questa resa dei conti, non potranno più opporsi. Capitolo 54. Se da qualche vascello partito dal porto, al sopraggiungere di una tempesta, si fosse costretti a gettare a mare la merce, tutte le persone che hanno merce su quel vascello dovranno gettare parte della loro merce in mare. E non solo i mercanti getteranno parte della loro merce, ma verranno sacrificati anche gli oggetti che appartengono al naviglio stesso. E il valore del naviglio sarà stimato da persone esperte, considerando la condizione in cui era quando partì dal porto. Si farà poi un'unica somma del valore rimasto, considerando insieme il naviglio e la merce e si farà una divisione attribuendo a ciascuno una giusta parte. (dalle Tavole Amalfitane) |