I COMUNI



ETA' PODESTARILE

Cliccare per ascoltare il passo di Dante tratto dalla Divina Commedia, Inferno XXIII, versi da 97 a 108

Il podestà ricopriva le funzioni pubbliche più importanti: era un capo militare, un giudice, un amministratore e restava in carica per sei mesi o al massimo un anno in modo che non potesse organizzare proprie fazioni nè perseguire interessi personali.

Tuttavia il regime PODESTARILE si dimostrò insufficiente per sanare il crescente conflitto tra MAGNATI e popolo.

Tra il XII e il XIII secolo nei comuni   i CONSOLI vennero sostituiti dal PODESTA’ per porre rimedio ai contrasti tra i nobili e il POPOLO. In un primo tempo il podestà venne scelto tra l’aristocrazia cittadina, fino a che ci si accorse che era preferibile eleggere un forestiero.In questo modo veniva garantita, almeno in apparenza, l’imparzialità tra le parti e una certa stabilità di governo.

 

Per opporsi ai ceti eminenti e sottrarre loro il monopolio del potere, il popolo si organizzò in associazioni di mestiere per lo più armate, le arti, che si affiancarono alle compagnie militari rionali, che erano le tradizionali cellule di vita associativa nelle quali i cittadini erano raggruppati in base alla contrada di residenza. Queste arti, sorte per tutelare i diritti della categoria, cominciarono ad assumere sempre più spesso un notevole peso politico poiché contavano tra i loro iscritti i più ricchi personaggi della città che erano riusciti a costituire patrimoni di grande entità, dando così lavoro a numerose persone e divenendo estremamente influenti nel contesto comunale.
Grazie alle arti che erano divise in due sottogruppi, le ARTI MAGGIORI e le ARTI MINORI, la borghesia cittadina si affermò in campo politico.

 

Le arti maggiori comprendevano le attività intellettuali ( giudici, notai, medici, avvocati ) o commerciali di alto livello, fonti comunque di un buon reddito. Le arti minori comprendevano invece gli artigiani, come i tessitori, i vasai, gli orafi, ma anche i calzolai, i fruttivendoli e i macellai. Questi ultimi però rimasero per molto tempo esclusi dai giochi di potere.

 

 

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Ogni arte era disciplinata da uno statuto che regolamentava l’esercizio della professione, nonché i rapporti tra i datori di lavoro e i loro dipendenti e aveva anche regole comuni che evitassero la concorrenza tra le varie botteghe.
Queste CORPORAZIONI avevano un’organizzazione gerarchica che definiva il diverso peso dei vari associati. Tra i datori di lavoro e i proprietari delle imprese artigianali venivano scelti i consoli, capi delle corporazioni, che avevano grandi responsabilità. Subito dopo venivano i maestri o mastri che svolgevano funzioni di dirigenza e istruivano gli apprendisti. Pochissimo peso politico avevano i lavoratori salariati. L’esistenza delle arti costituiva per questi ultimi un vantaggio perché i loro diritti essenziali potevano per lo meno veder definiti e garantiti  da parte di un organismo sempre più forte e ora tollerato dalla nobiltà cittadina.
Anche i poveri o i senza lavoro erano tutelati e protetti economicamente e sanitariamente da CONFRATERNITE. Sia le arti che le confraternite però non comprendevano le donne. Tuttavia le donne che lavoravano erano molte, anche se il loro lavoro non aveva nè un riconoscimento politico nè un’organizzazione collettiva. L'attività femminile nelle aziende a conduzione familiare aveva un ruolo economico consistente , come per esempio nelle locande e nelle osterie, dove cioè l’abitazione era un tutt’uno con il luogo di lavoro. L’esempio comunale di maggiore importanza in Lombardia fu Milano.

Durante questo periodo, in alcuni casi particolari, si contrappose alla figura del podestà una figura che rappresentava gli interessi della grande-media borghesia cittadina: IL CAPITANO DEL POPOLO.
Questo nuovo personaggio riuscì in breve tempo ad ottenere prerogative del podestà stesso esautorandolo dalle più importanti funzioni giudiziarie.

Cliccare per ascoltare il passo di Dante tratto dalla Divina Commedia, Purgatorio VI, versi da 124 a 151

 

Verso la metà del XIII secolo le lotte di potere all’interno del comune si intrecciarono con il più generale conflitto tra GUELFI E GHIBELLINI ma senza un' effetiva corrispondenza tra l’appoggio dato ad un determinato schieramento ideologico-politico e l’appartenenza all’una o all’altra parte delle fazioni in conflitto. Al contrario la scelta di una o dell’altra fazione era spinta da una semplice scelta di interessi.

Durante l’età podestarile vennero costruiti i palazzi pubblici ( palazzo del popolo, del podestà ecc. ) con gli uffici e le sale di riunione in cui si regolava la vita pubblica.
In queste sale i consigli comunali tenevano sessioni regolari con verbali scritti delle riunioni. A causa del crescente aumento delle spese si iniziò ad organizzare anche delle gabelle, imposte sui consumi e a imporre ai cittadini di prestare denaro al comune. I prestiti venivano all’inizio restituiti poi divennero veri e propri titoli di stato. Questi titoli potevano essere venduti ad un altro cittadino in cambio di denaro liquido.

 

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Si curò approfonditamente anche la riscossione delle imposte dirette iscrivendo tutti i capi famiglia in un estimo in base al quale, in caso di bisogno, poteva venir loro richiesta un’imposta sui beni immobili. Si cominciò anche a conservare i registri: i bilanci, gli statuti, i verbali dei consigli che formarono i primi archivi. In questo periodo la popolazione dei comuni crebbe molto e di conseguenza anche i suoi bisogni. Perciò gli ospedali cittadini si trovarono ad assistere, oltre che i malati, anche bisognosi di tutti i tipi. Si moltiplicarono i medici e i maestri condotti stipendiati dal comune per insegnare ai bambini a leggere, scrivere e far di conto.

Inoltre l’aumento della popolazione portò a costruire nuovi insediamenti, spesso organizzati in lottizzazioni programmate. Si pavimentarono le strade principali, si dettarono norme sulla distanza tra gli edifici, sulla lunghezza delle strade, sull’altezza delle case. Si costruirono anche fonti ed acquedotti per portare acqua alle attività artigianali e alle famiglie e canali per lo spurgo delle immondizie. Tutte le città cercarono di organizzare il rifornimento di beni di prima necessità: viveri e cereali per il pane. Vennero perciò creati appositi uffici, le annone, incaricati di procurare i cereali necessari anche importandoli dall’estero.

Cliccare per ascoltare il passo di Dante tratto dalla Divina Commedia, Inferno XVI, versi da 73 a 75

 

Le città comunali ebbero un peso fortissimo dal 1200 in poi anche dal punto di vista culturale ed economico. Il periodo consolare era stato per il contado un momento di semplice protettorato cittadino, i podestà ne avevano avviato l’effettiva conquista, infine il popolo, nell’età successiva, ne promosse lo sfruttamento e un più rigido assetto amministrativo.

 

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