Saint Just
Allo scoppio della rivoluzione Saint Just aveva 22 anni. Nato a Decize, da famiglia di modeste origini, il giovane Just studia diritto a
Reims, trascorrendo una giovinezza perseguitata dalla malasorte che contribuirà alla formazione di un carattere incostante, a volte geniale e sovente contraddittorio. Si laureò in giurisprudenza nel 1788. Giovane avventuroso, ma anche poeta, pubblicò un poema libertino. Un poema erotico talmente spinto che avrebbe potuto scandalizzare lo stesso DE SADE. All'inizio della Rivoluzione, tenente colonnello della Guardia Nazionale, Saint Just assume subito delle posizioni estreme. Desideroso di gloria e smanioso di azione, si trasformò in un ardente tribuno popolare, tale da assicurargli subito un posto di primo piano. Pronunciava discorsi con un oratoria asciutta e nervosa, fatta di frasi brevi e taglienti. Parole che incarnarono il "momento più eroico" della rivoluzione, alimentandola con un'altissima tensione. A 24 anni pubblica uno scritto teorico politico con toni moderati Spirito della rivoluzione della costituzione di Francia. Nella sua produzione letteraria è interessante notare la forte l'influenza di Montesquieu. Giacobino, eletto deputato nel 1792, votò la morte di Luigi XVI spostando, con un celebre discorso, il dibattito dal piano giuridico a quello politico. Saint Just, sostiene l'accusa affermando che
"non si può regnare innocentemente; ciascun re è un ribelle ed un usurpatore". Dopo essere entrato nel maggio 1793 nel Comitato di salute pubblica, di cui con Robespierre fece strumento di difesa dell'unità nazionale e salvaguardia della Rivoluzione fino alla pace costituzionale democratica votata il 25 giugno 1793, fu inviato come commissario presso le armate del Reno e del Nord e vi ristabilì la disciplina e l'ardore combattivo. In venti mesi come vero "protagonista" Saint Just brucia nella fiaccola della rivoluzione tutto il suo destino. In questo periodo pubblica opere di intonazione libertina - alcune postume - che lo aiuteranno a farsi conoscere. Eletto nel febbraio 1794 presidente della Convenzione, promosse l'atto di accusa contro gli hebertisti e contribuirà non poco alla fine del gruppo degli Indulgenti, e quindi di Danton,
Des Moulins e tanti altri. Apologeta del terrore (discorso del 24 febbraio '94) lo giustificò come strumento per arrivare alla democrazia sociale. Michelet gli affibbiò l'epiteto "Arcangelo della morte". Perduta la sua battaglia, il 10 termidoro (28 luglio) con Robespierre affino per idee e legato a filo doppio con lui, Saint
Just ne seguirà la sorte e la morte, morì come l'amico, a 27 anni ghigliottinato.
Fu l'ispiratore della Costituzione, guidò le lotte contro i Girondini, riorganizzò gli eserciti alle frontiere, combatté la corruzione con energia spietata. Di lui uscì poi nel 1800, Frammenti sulle istituzioni repubblicane. Vagheggia una società ideale fatta di piccoli coltivatori e artigiani indipendenti, ed esprime una concezione di governo rivoluzionario sintetizzata in un binomio: terrore-virtù. Sbalordì alcune volte la Convenzione anche con delle sue bizzarre teorie, come obbligare tutti i fanciulli ad un regime vegetariano, bandire dal paese tutti quelli che non hanno amici, proibire alle fanciulle vergini di camminare sole per strada, sciogliere d'ufficio tutti i matrimoni che dopo 7 anni non hanno prodotto figli, ecc. Ma ebbe anche delle doti organizzative non indifferenti che gli consentirono, come inviato della Convenzione, di riscuotere notevoli successi nella riorganizzazione dell'Armata del Reno e nel ristabilimento della disciplina nell'esercito.
Poeta, rivoluzionario, combattente, spietato pubblico accusatore, idealista, costituzionalista, protagonista; tutto in 27 anni!