Il Conflitto tra i Comuni e l'impero
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Le lotte dinastiche in Germania e il problema della riforma regia
Verso la metà del XII secolo i comuni italiani, benché svincolati dall'autorità di un potere superiore, si presentavano ancora come parte dell'impero. Proprio per la compresenza di questi due aspetti - l'autonomia locale e l'appartenenza ad un organismo territoriale di piu vasto respiro - essi dovettero lottare aspramente per quasi un trentennio contro l'imperatore Federico I, detto Barbarossa, del casato di Hohenstaufen (1152-1190). La politica di Federico I verso le città italiane derivava dall'intenso programma di riforme che il re aveva attuato in Germania per restituire il carattere di centralità amministrativa all' impero, fortemente indebolito dopo la morte di Enrico V. Federico I salì infatti al trono dopo un lungo periodo di lotte dinastiche tra il casato di Svevia - chiamato poi ghibellino, da un loro castello, Weibling - e quello di Baviera - denominato guelfo, da Welf, il loro capostipite. Federico I, per i suoi stessi natali - era infatti figlio del fratello maggiore dell'imperatore Corrado III di Hohenstaufen (1137-1152) e di Giuditta di Baviera - era in grado di placare le rivalità tra le due casate e di attuare quindi una politica di profondo riassetto istituzionale dell'autorità regia. Dopo aver stipulato una preziosa alleanza con il cugino Enrico il Leone - a cui restituì il Ducato di Baviera Federico I cercò di controllare l'operato del clero tedesco utilizzando tutti gli spazi che il Concordato di Worms gli concedeva. Il re poté quindi assistere alle elezioni episcopali ed abbaziali, riuscendo spesso, in caso di contestazioni, ad imporre un proprio candidato. Ad ulteriore rafforzamento del proprio potere, Federico prepose poi dei funzionari (ministeriales) al controllo dei possedimenti fondiari in Svevia. Quando Federico I scese in Italia per prendere la corona imperiale, il progetto era pertanto quello di ripristinare l'autorità regia con mezzi analoghi a quelli impiegati in Germania.