La costituzione del potere borghese a Firenzewpe4.jpg (14413 byte)

wpe3.jpg (6734 byte)Negli anni 1282-84 all’indomani della sconfitta di Manfredi e delle forze ghibelline nella battaglia di Benevento le Arti maggiori prepararono una riforma costituzionale con cui avrebbero trasferito la Signoria della città al collegio dei Priori. Successivamente, nel 1223, dopo la vittoria di Firenze sulla ghibellina Arezzo, ci fu una svolta ancora più radicale, come racconta lo storico fiorentino Dino Compagni nella "Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi."

"Ritornati i cittadini in Firenze, si resse il popolo al quanti anni in grande e potente stato; ma i nobili e grandi cittadini insuperbiti faceano molte ingiurie a’ popolani, con batterli e con altre villanie. Onde molti buoni cittadini, popolani e mercanti, tra’ quali fu un grande e potente cittadino (savio, valente e buono uomo, chiamato Giano della Bella, assai animoso e di buona stirpe, a cui dispiaceano queste ingiurie) se ne fea capo e guida e con l’aiuto del popolo – essendo nuovamente eletto de’ signori [priori] che entrarono a dì XV di febraio 1292 [1293] – e co’ suoi compagni, afforzorono il popolo [rafforzarono il potere del popolo]. E al loro ufficio de’ priori aggiunsono uno con la medesima balìa [potere] che gli altri, il quale chiamarono Gonfaloniere di Giustizia (Baldo Ruffoli per Sesto di Porta Duomo), a cui fusse dato uno gonfalone dell’arme del popolo, che è la croce rossa nel campo bianco, e mille fanti tutti armati con la detta insegna o arme, che avessono a esser presti a ogni richiesta dl detto Gonfaloniere, in piaza o dove bisognasse. E fecesi leggi, che si chiamarono Ordini della Giustizia, contro a’potenti che facessono oltraggi a popolani: e che l’uno consorto fusse tenuto per l’altro [i membri delle consorterie nobiliari erano tenuti a pagare una garanzia pecuniaria] e che i malifici si potessono provare per due testimoni di pubblica voce e fama: e deliberorono che qualunque famiglia avesse avuti cavalieri tra loro, tutti si intendessono a esser Grandi, e che non potessono esser de’ Signori, né gonfaloniere di giustizia né dei loro collegi e furono in tutto le dette famiglie [140] e ordinorono che i Signori vecchi, con certi arroti [con l’aggiunta di capitani del popolo e i capi delle arti] avessono a eleggere i nuovi. E a queste cose legarono le [21] Arti, dando a’ loro consoli alcuna balìa."

 

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D. Compagni, Cronica, a c. di G. Luzzato (1906), Einaudi, Torino 1928