GENOVA

La repubblica marinara di Genova fu una delle più potenti del Mediterraneo occidentale. Nel 950, il re Lotario II, nel corso della riorganizzazione amministrativa del Regno d’Italia, aveva assegnato Genova agli Obertenghi, una famiglia dell’aristocrazia longobarda.

Come Pisa anche Genova, costretta per l’inefficienza dei marchesi Obertenghi a fronteggiare direttamente gli attacchi sferrati dai Saraceni dalla base di Frassineto, poté svincolarsi dal dominio feudale e governarsi autonomamente.

La città si diede allora un proprio governo comunale, espressione della borghesia urbana organizzata nella Compagnia, un’associazione a carattere mercantile e militare, che assorbì il potere già esercitato da vescovi e feudatari.

Un’intensa e costante iniziativa privata da parte delle maggiori famiglie guidò la crescita di Genova, il cui porto divenne fin dall’XL secolo centro di una notevole attività commerciale, che si avvaleva dell’acquisizione di possedimenti e scali nel Mediterraneo centrale e orientale. A tale attività si affiancava poi una notevole espansione nell’entroterra, lungo le coste e nelle isole del Tirreno.

Nel XIII secolo la concorrenza genovese a Venezia si fece sempre più aggressiva. Con lo scioglimento dell’Impero d‘Oriente, capolavoro della strategia politica veneziana, Genova sostituì totalmente Venezia nel monopolio commerciale bizantino e negli scali della Russia meridionale.

Verso la fine del XIII secolo la potenza genovese era dunque in piena ascesa. Gli scali commerciali di Genova si spinsero fino a Caffa in Crimea: da qui le navi genovesi rifornivano l’Occidente di grano ucraino.

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