VENEZIA

Nel VII secolo i Longobardi scesero in Italia e la popolazione locale del ducato bizantino fu costretta ad indietreggiare e ad insediarsi sulle isole della laguna.

Inizialmente la città era formalmente soggetta all’autorità dell’impero bizantino, il cui imperatore era rappresentato da un magistrato di nomina imperiale: il dux, da cui deriva il termine doge.

La città acquisì sempre maggior libertà dall’impero, mentre il doge, con il passare del tempo, fu sempre più vincolato dal Consiglio dei Savi. La sede del doge era a Rialto (Rivo Alto).

I veneziani scelsero come loro patrono l'evangelista Marco, di cui accolsero le spoglie provenienti da Alessandria d’Egitto e al quale dedicarono una basilica.

Agli inizi dell’XI secolo la città fu impegnata in una dura lotta contro i pirati illirici, le cui basi erano sulle coste orientali dell’Adriatico. Essa avrà un esito vittorioso e assicurerà a Venezia l’incontrastato predominio sulle coste della Dalmazia e nell’Adriatico. Il doge Pietro Orseolo potrà, quindi, intitolarsi "Capo di Venezia e della Dalmazia" nel 1004. Intanto nell'entroterra veneto si incrementò l’espansione della città: essa controllava vaste zone, oltre che del Veneto, anche dell’Emilia e delle Marche.

Tuttavia Venezia non si dimostrò mai interessata a costruire un vero e proprio dominio territoriale, essa privilegiò i traffici tra Bisanzio e l’Europa.

Intorno all’anno 1000, i mercanti veneziani estesero i loro commerci. Accantonando il disprezzo e le diffidenze verso gli Infedeli, cominciarono a vendere agli Arabi d’Africa e di Siria legname marino, armi e schiavi. Gli intraprendenti commercianti veneti sfidarono le minacce papali contro i venditori di schiavi cristiani e non si intimidirono per le proibizioni imperiali che vietavano la vendita agli infedeli d’armi che sarebbero poi state utilizzate contro la Cristianità.

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Tutte le classi sociali cittadine vivevano del commercio marittimo e ciò era in contrasto con la società europea caratterizzata dalla presenza della servitù rurale.

Spesso Venezia si trovò in situazioni di netto vantaggio che le permisero di acquisire diritti importanti per ottenere e mantenere la supremazia commerciale sulle altre città marinare e su tutti gli altri centri commerciali.

L’imperatore bizantino Alessio Comneno alle prese con l’espansione turca e quella normanna si assicurò l’alleanza dei veneziani concedendo loro libertà di commercio, esenzione da ogni dazio, la possibilità di aprire botteghe, di possedere fondachi e approdi riservati nel porto di Costantinopoli (1082).

Più tardi invece quando i Crociati si raccolsero nella città per la quarta spedizione (1202), non furono in grado di pagare il prezzo del loro trasporto in Tessalonica. In cambio, il doge Enrico Dandolo ottenne allora di utilizzare i Crociati per la riconquista al dominio veneziano di Zara. Raggiunto questo primo obiettivo, guiderà poi una crociata ormai snaturata non alla conquista del Santo Sepolcro, bensì all’assalto ed al saccheggio di Bisanzio, dopo la quale si costituì l’effimero Impero Latino d’Oriente.

Grazie a tutti questi privilegi, che le altre città marinare non possedevano, Venezia divenne la principale intermediaria tra l’Oriente e l’Occidente: dal secondo esportava rame, ferro, legname, pesce, sale, schiavi; dal primo importava e distribuiva sul mercato occidentale tessuti di seta, cotone, lino, porpora, vini pregiati, olio ma soprattutto profumi, prodotti coloranti, spezie. Tale fruttuoso commercio di transito permise a Venezia di incamerare ingenti profitti e di diventare, secondo i contemporanei, la città più ricca d’oro d’Occidente.

A livello istituzionale, come tutti gli altri comuni italiani, non fu mai stabile, ma in continua evoluzione. Il doge, dapprima nominato dall’imperatore di Bisanzio, fu poi eletto dal consiglio dei Savi, risultato della decadenza dell’antico parlamento, assemblea generale di tutti i cittadini, che era rimasto solo un’oligarchia di mercanti e proprietari terrieri. Infine l’autorità del doge non avrà più ampio potere a Venezia, che si avviava così, a grandi passi, verso una costituzione oligarchica, che si realizzerà compiutamente soltanto alla fine del XIII secolo.

 

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