Mirabeau
Nacque a Bignon, in Provenza, il 9
marzo 1749 da una famiglia nobile. Quando aveva tre anni fu colpito da vaiolo,
che lo lasciò sfigurato per tutta la vita e contribuì a fomentare l’odio di suo
padre nei suoi confronti. Fu inserito in una scuola militare a Parigi. Lasciata
la scuola con una menzione d’onore voluta da suo nonno, iniziò a darsi al
libertinaggio e, nonostante la sua bruttezza fisica, riuscì a conquistare la
donna che corteggiava. Questo venne considerato scandaloso, e Mirabeau fu
imprigionato nell’Iles des Ré per ordine dello stesso padre. Dopo essere stato
liberato, il giovane conte partì come volontario per una spedizione in Corsica.
Al suo ritorno cercò di riappacificarsi col padre e sposò un’ereditiera;
ciononostante, il suo comportamento selvaggio costrinse suo padre a relegarlo
in una condizione di semi esilio in campagna. Qui il giovane conte scrisse “Essai
sur le despotisme”, il suo primo e più importante scritto politico.
Successivamente, avendo aspramente contestato un nobile di rango superiore che
aveva insultato sua sorella, il conte fu imprigionato nel castello d’If e
condannato a morte, ma grazie alla sua eloquenza non solo riuscì a farsi
liberare e a farsi commutare la pena, ma anche a far pagare a colui che lo
aveva accusato il costo del processo. Avendo fatto pesanti accuse all’ordine
costituito in Francia fu costretto a scappare e a rifugiarsi in Olanda. Qui
ebbe occasione di entrare in contatto con molti degli ufficiali che avevano
partecipato alla rivoluzione americana, tra cui il marchese de La Fayette,
cogliendo dal confronto con loro l’idea della dannosità di una monarchia
assoluta. A 40 anni problemi economici lo spinsero a entrare in politica: dal
suo ruolo di politico gli giunsero numerosi introiti, sia grazie al suo
stipendio sia grazie ad attività illecite. Essendo inviso alla nobiltà si fece
eleggere rappresentante del Terzo Stato nel 1788; tra i banchi della nobiltà
sedeva invece suo fratello.
Viene ricordato trai sostenitori più
ferventi dell’indipendenza degli stati generali, dal momento che ebbe il
coraggio di rinfacciare allo stesso monarca che “noi siamo qui per la volontà
del popolo, e usciremo di qui solo sotto la costrizione delle baionette”.
Nonostante questo fu un sostenitore della monarchia, che voleva trasformare in
costituzionale. Fu a lungo consigliere, pagato sottobanco, di Luigi XVI, e si
incontrò più volte in segreto con la regina Maria Antonietta. Quali fossero i
veri rapporti tra loro resta tuttavia un mistero.
Il 17 giugno 1789 proclamò con Sieyes l’Assemblea Nazionale
Costituente, in cui rimase fino alla morte (2 aprile 1791) e di cui fu anche
presidente. Si vocifera sia stato avvelenato da un avversario che si era fatto
nell’ambiente della corte, o addirittura per mandato della stessa regina.