ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Una tendenza molto in voga ai giorni
doggi spinge a pensare che sia "arte" soltanto un determinato patrimonio
tramandatoci dai tempi passati ed è incline invece a scartare tutto ciò che non rientra
direttamente nel campo "canonico " della pittura, scultura, o della grande
architettura sacra e civile. |
In particolare può essere interessante
soffermarsi sulla concezione storica della "Cultura materiale" sostenuta dalla
scuola degli "Annales" (i cui principali esponenti sono Braudel e Bloch);
secondo questa corrente di pensiero, la storia umana non è fatta solo di celebratissimi
eventi ufficiali citati nei libri di testo ma è fatta, per la maggior parte, dalle masse
popolari, ignare di paci o trattati. Senza nulla togliere alla battaglie, alle riforme, o
ai personaggi che hanno fatto la storia ufficiale, viene insomma rivalutato il ruolo
svolto dalle grandi masse, che, di fatto, hanno permesso e influenzato lo svolgersi degli
eventi anche se in maniera meno evidente.
Purtroppo la teoria e la documentazione della vita del popolo ci è raramente trasmessa
dalle fonti storiche (ed è questo un problema che esiste da sempre: fin dai tempi più
antichi, infatti " larte " ufficiale è stata espressione di classi
abbienti che potevano permettersi la celebrazione).
Un documento importante che ci resta della storia delle masse è però dato dalle tracce
del loro operato, ovvero del loro lavoro. Per questo anche una fabbrica, unindustria
o le strutture ad esse connesse assumono unimportante funzione di documento storico.
Un'altra opinione molto diffusa è quella che ormai ogni opera darte sia conosciuta
e poco rimanga ancora da scoprire e che questo sia un compito che spetti ad archeologi e
ricercatori. Ciò porta ad una diminuzione dellattenzione verso ciò che ci circonda
e ad un nichilismo che ci spinge spesso a sottovalutare tutto ciò che non è
ufficialmente riconosciuto come patrimonio artistico.
Larcheologia industriale è una forma di resistenza a queste due tendenze; riguarda
la salvaguardia di fabbriche e industrie e di tutto ciò che era a loro legato nel
rispetto del loro contesto originario. Da una parte dunque essa mostra che anche i resti
in disuso e non, delle strutture industriali possono essere considerati alla pari di
manifestazioni darte in quanto importanti vestigia del passato della nostra storia;
dallaltra ravviva lattenzione del singolo cittadino sulle strutture che spesso
vengono trascurate dallarte ufficiale, affermando un diritto- dovere
allosservazione e alla valutazione dellimportanza delle strutture
delloperato umano. Considerato sotto questo punto di vista larcheologia
industriale non può limitarsi allo studio delle strutture ancora esistenti ma coinvolge
anche la necessità di una profonda conoscenza delle situazioni storiche, sociali,
politiche ed economiche nelle quali e in seguito alla quali gli edifici sono stati creati
e modificati.
Ma larcheologia industriale non si limita neppure a una semplice contestualizzazione
degli oggetti del suo studio: essa si propone anche seriamente il problema del ripristino,
del riutilizzo o della ricostruzione originaria degli impianti in modo tale da rendere
più visibili le strutture così come si ergevano nel tempo e, al tempo stesso renderle
nuovamente produttive, se non con le antiche funzioni, con altre che non ne intacchino
però le strutture originali.
Limpianto della Richard Ginori, seppur in dimensioni ridotte, richiama il modello
del villaggio operaio dorigine inglese per la presenza di strutture integrative
associate alla fabbrica che suppliscano ai fabbisogni quotidiani degli operai.
Un esempio più completo in Lombardia di applicazione del modello inglese si ritrova nel
villaggio operaio di Crespi dAdda.