VIVERE DA CONTADINI


Se i passatempi tipici dello stile di vita nobiliare e l'eroismo cavalleresco costituivano i temi principali delle rappresentazioni della vita dei ceti superiori, l'esistenza dei contadini era tutta associata alle immagini del lavoro. Così nei calendari che illustrano le attività dei mesi dell'anno, dove li vediamo mentre, in abito corto e con le gambe nude, seminano, potano gli alberi, falciano o battono il grano, pigiano l'uva nei tini, uccidono il maiale, fabbricano le botti. Qualche volta - come nel Salterio della Regina Maria, dell'inizio del XIV secolo - essi lavorano sotto la minaccia del bastone dei sorveglianti del signore. Solo nella rappresentazione di gennaio, il mese del freddo e della neve, gli uomini si riposano davanti al fuoco mentre le donne filano. Altre testimonianze, come quelle letterarie, aggiungono nuovi quadri: il pascolo con gli animali, il taglio del bosco, la produzione del formaggio per il mercato urbano, la raccolta delle castagne. E anche qualche scena di vita collettiva: le donne in coda al mulino che attendono di macinare il loro grano, la gente del villaggio riunita sotto un olmo per ascoltare un sermone, assistere alla giustizia del signore o prendere decisioni comuni, un ballo sull'aia, i "Maggi" con i cortei dei giovani travestiti da divinità silvestri. S'intravedono anche le differenziazioni all'interno dello stesso mondo dei rustici. La condizione contadina, malgrado tutto, offre sempre qualche possibilità di promozione sociale e produce i suoi privilegiati. Nel Salterio di Luttrel, eseguito intorno al 1340, un contadino agiato ara accompagnato da un aiutante. Nei fabliaux e nelle novelle i contadini arricchiti riescono non di rado a sposare le figlie della piccola nobiltà acquistando uno status sociale intermedio, mentre artigiani rurali come il fabbro e il mugnaio, che si moltiplicano con la costituzione di comunità di villaggio e la diffusione dei progressi tecnologici nelle campagne, diventano rispettati "messeri".