Il giuramento dei consoli a Genova

In Italia, fino alla prima discesa di Federico Barbarossa, nel 1154, l'autorità imperiale fu del tutto assente. D'altra parte l'abituale residenza dei cavalieri e degli aristocratici nelle città fece sì che, almeno nei primi tempi, le autonomie comunali si manifestassero nella forma di una disgregazione locale del potere, in gran parte parallela a quanto era avvenuto nell' undicesimo secolo con l'affermazione della signoria bannale dei castellani. Sotto questo aspetto il comune italiano non è nato come affermazione della borghesia contro il feudalesimo; più giustificata appare la posizione degli storici più recenti, che vede nel comune, per le modalità della sua affermazione e per il ruolo preponderante tenuto dalla aristocrazia cavalleresca, un fenomeno congruente e non opposto al feudalesimo. Solo in un più lungo arco di tempo l'ambiente economico e sociale cittadino riuscirà a trasformare i poteri comunali in una forza realmente nuova. Ne è un esempio il caso di Genova. L'esistenza dei consoli è qui attestata dai documenti a noi pervenuti già dal 1099. Il testo che segue, risalente al 1143, riporta un brano del giuramento che essi prestavano al momento dell'assunzione in carica e costituisce uno degli esempi più antichi di statuto sulle funzioni dei consoli. Questo giuramento ci offre ancora l'immagine di una città sulla quale dominano anche fisicamente le case-torri dei feudatari.

 

"Se qualche genovese sarà invitato o chiamato, privatamente e personalmente da qualcuno di noi (consoli) ovvero pubblicamente da molti, a entrare nella nostra Compagna, ed entro 40 giorni dall'invito non vi sarà entrato non saremo più tenuti a niente nei suoi confronti e per i prossimi tre anni non accoglieremo né lui né le sue istanze davanti a i nostri tribunali, eccettuato il caso che sia il comune di Genova a promuovere contro di lui un'azione. Se da una torre sarà gettato qualcosa con uno scopo offensivo e senza il permesso dei consoli e verremo a sapere che per quel lancio qualcuno è rimasto ucciso, distruggeremo la torre oppure imporremo di 1000 soldi al proprietario di quella torre. Se un'abitante della nostra città, dai 14 anni in su, porterà un coltello o un'arma proibita oppure una spada e una lancia senza il nostro permesso e non in vista di uscire fuori della città, gli imporremo la multa di 20 soldi. Faremo giurare quelli che hanno torri, se la cosa sembrerà opportuna alla maggioranza del collegio dei consoli, di sbassare le dette torri entro dieci anni a quell'altezza che la maggioranza di noi e dei consiglieri presenti al consiglio avrà concordato."

 

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