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Tra le molte virtù di Chang-Tzu c'era l'abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d'un granchio. Chang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d'una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. "Ho bisogno di altri cinque anni", disse Chang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.
                        Da Lezioni americane, Rapidità, ultimo capoverso

Donati Margherita
5 D

Chang-Tzu allora chiese al re se poteva avere una ricompensa. Il re, meravigliato dalla creatura che aveva disegnato, disse che gli avrebbe dato qualsiasi cosa che avesse voluto. Chang-Tzu desiderava sposare la figlia del re, la principessa Taman, che nessuno voleva come sposa, perché era sempre stata balbuziente.
I due giovani si sposarono due mesi dopo e Taman s’innamorò subito del pittore. La principessa chiese al suo sposo di disegnarle un paesaggio, per vedere se era così abile anche nel rappresentare più oggetti, con la stessa attenzione per i dettagli. Chang-Tzu, ancora una volta, disegnò il paesaggio, come se l’avesse fotografato. Era il più romantico paesaggio che si potesse trovare. Il pittore volle allora rendere veramente felice Taman e, d’un tratto, la prese per mano e, insieme, saltarono nel quadro. Quando Taman aprì gli occhi, si trovò in riva al mare, con a fianco suo marito. Taman trovò, su quella spiaggia, tutti gli oggetti che Chang-Tzu aveva disegnato, anche quel famoso granchio che l’aveva portata al suo matrimonio.
Chang-Tzu diventò un re amato e molto popolare in Cina: poteva accontentare tutti i desideri dei suoi sudditi, ogni volta che si fosse dedicato al disegno e alla pittura. Questo avvenne per i primi anni del suo governo, ma, ben presto, molti sudditi gli chiesero di eliminare alcuni oggetti da lui disegnati, che avevano, nel frattempo, causato danni a molte persone. Chang-Tzu, non sapendo cosa fare e non trovando nessun rimedio a tutto ciò, una notte, disegnò un assassino, saltò nel quadro e si fece uccidere. Passò alla storia come il peggior sovrano di tutti i tempi, che non sapeva prendere decisioni o fare delle scelte con un maturo giudizio, capace solamente di esaudire i desideri momentanei del popolo.

Dotti Daniele
5 D

Il re rimase stupito dall’abilità con il pennello di Chang-Tzu, ma soprattutto dalla sua astuzia. Così decise di metterlo nuovamente alla prova: egli, in un solo giorno, avrebbe dovuto disegnargli un intero paesaggio marino. Il mattino seguente il re si recò a casa di Chang-Tzu, il quale non aveva ancora iniziato il lavoro, ma, preso in mano il pennello, in un solo istante, con un solo gesto dipinse il paesaggio. Il re rimase ancora più stupito e la sua avidità di disegni crebbe; di volta in volta gli chiedeva un disegno più bello e più complesso, e ogni volta Chang-Tzu lo realizzava in un solo gesto.
Con il passare del tempo, il re stava sperperando tutto il suo denaro, addobbando la reggia con meravigliosi paesaggi di ogni genere; da tutto il mondo venivano nobili per vedere la sua collezione. Un giorno chiese a Chang-Tzu di fargli un ritratto, ma l’abile disegnatore si rifiutò, poiché il suo pennello poteva ritrarre solo paesaggi e animali puri d’animo. Il re, che era ormai divenuto una persona meschina e avida, non poté sopportare la risposta del disegnatore e lo minacciò di morte. Così Chang-Tzu si recò nella reggia e, con il suo pennello, animò tutte le sue opere che, dopo aver preso vita, attaccarono il re imprigionandolo in esse. Così il disegnatore vendette il quadro con imprigionato il re e divenne l’uomo più ricco del mondo. Diventò re e con il passare degli anni, anche lui, si fece corrompere dal fascino del denaro e così la sua abilità artistica andò scemando insieme alla sua purezza d’animo, finché un giorno conobbe un giovane disegnatore…

Genova Giovanni
5 D

Allora il re, messo al corrente della rapidità con cui era stato creato il disegno, chiese a Chang-Tzu: “Perché mi hai chiesto 10 anni, una villa, e 12 servitori? Eri benissimo in grado di disegnare il granchio in un batter di ciglia.” “No, mio signore – rispose l’artista – ciò di cui avevo bisogno era l’ispirazione, l’illuminazione. Essa è il frutto di un lungo lavoro, di anni di attesa e dell’ambiente adatto. L’intuizione non è un processo immediato, una lampadina che si accende schiacciando semplicemente un interruttore. È piuttosto un processo di formazione, è l’immedesimarsi nella propria opera d’arte; consiste nell’avere inizialmente solo uno schizzo del progetto finale e ogni attimo, ogni passo, ogni respiro esso si delinea sempre più nettamente. Basta poi lasciar fare alla mano ciò che il cervello comanda ed è un attimo, finché non è tutto chiaro e distinto.”