PREMESSA |
Il brano è l’incipit dell’introduzione
alla sezione I Classici, in cui
Vittorini raggruppa Poe, Hawthorne, Melville.
Tra Irving e Poe la letteratura
americana continuò sulla linea culturale, ma sempre piú elevandosi di tono e
infervorandosi. Lo slancio comune era molto provinciale: era il desiderio di
emulare la metropoli, e anzi organizzarsi, di fronte a quella, in ideale
repubblica delle lettere. Frenetiche donne dai capelli rossi fondavano in ogni
cittadina circoli di cultura e gli eletti poeti o filosofi, tirati da esse,
attraversavano foreste e paludi in lunghi viaggi per tenere conferenze che
edificassero gli ascoltatori. Margaret Fuller
[1]
, tipica del tempo, riusciva a coordinare le varie tendenze in un
vero e proprio movimento. Invano i piú austeri cercavano di tenerla a
distanza: essa s'imponeva; e, montata in sella su giornali e riviste,
provocava incontri, stabiliva rapporti che, tra molti inconvenienti, finivano
per apportare un beneficio reale. Le scoperte del pensiero, grazie a lei e
altre ménadi
[2]
, venivano introdotte in America, e studiate, discusse, talvolta
anche approfondite, con una prontezza divulgativa che forse l'Europa non aveva
avuto mai. Rousseau, Kant, la Stäel, Cousin, Schleiermacher, Fichte,
Coleridge e Carlyle diventarono patrimonio pubblico: attenti esegeti
esponevano la dottrina di quelle opere che, per mancanza di chi le traducesse,
non si potevano conoscere direttamente.
Questo è significativo: che vi fossero molti esegeti, molti rifacitori, e pochi traduttori. Ma non indica, nella sostanza, grossolanità o faciloneria. Mostra piuttosto che l'America era portata alla sua febbre culturale da puro appetito di appropriazione. Oscuramente, fuori dalle coscienze dei singoli, essa voleva consumare tutto quello che era stato detto e fatto nel mondo fino ad allora: ingoiarlo, averlo nelle viscere e passare oltre. Cosí il suo intellettualismo non poteva manifestarsi sotto forme alessandrine di devozione ai testi [3] . Il bisogno di assimilare era insieme smania di esprimersi. E per ogni cosa che fu assimilata vi fu un tentativo di espressione.
[1] M. Fuller (1810-1850) fu scrittrice statunitense, seguace del “trascendentalismo”, la scuola filosofica che richiamandosi adf Hegel e a Schelling, sostenne un idealismo romantico. Fu anche rappresentante del primo movimento feminista in America.
[2] Donne invasate che nell’antichità accompagnavano i cortei del dio Bacco.
[3] Cioè con interessi filologici rigorosi.