PREMESSA

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Il brano è tratto dalla sezione Storia contemporanea, in cui Vittorini inserisce Faulckner, Hemingway, Wilder, Cain, Steinbeck, Wolfe. Tra questi la preferenza di Vittorini va senz’altro ad Hemingway, presentato qui con le caratterizzazione tipiche del narratore della “ferocia” e della “purezza”  americane.

 

Hemingway, invece, è "feroce" perfettamente, con finezza. Sbaglia anche lui, alle volte, nello stesso senso in cui sbaglia Faulkner; dà, come in The Sun Also Rises spiegazioni naturaliste di un atteggiamento e non giunge al simbolo. Ma allora il difetto è di calcolo, in lui; di prospettiva; mai di qualità. La sua qualità è sempre attiva, nella tessitura della prosa; efficiente, il che dipende, credo, dal modo in cui la sua arte è duplice. Mentre l'arte di Faulkner, dalle più capillari immagini della prosa fino ai gesti più estrinseci dei personaggi, è "plasticamente" duplice; quella di Hemingway ha una duplicità "lineare". I simboli nascono, in Hemingway, senza travaglio uterino; per elisioni, sottintesi e ritorni di immagini: come Minerva nacque dal cervello di Giove. In ogni pagina di Hemingway noi troviamo accettato come un fatto già vecchio dell'uomo che le vie della purezza sono simili a quelle della corruzione, e che la purezza è feroce, e che ogni velleità di ferocia è una velleità di purezza, e poi troviamo, implicito, un ideale stoico [1] .

Sono di stoicismo i suoi simboli. Perciò appunto sembrano immotivati; o, specie dove descrive (e parla di Spagna, di Africa, di guerra), impressionisti. Egli racconta senza motivazione; non dice nulla che mostri o spieghi qualcosa, eppure convince che questa vita è gioventú, solo gioventú, un'orgia intrepida, e che solo nella gioventù è purezza, e l'uomo non importa se si logora o brucia, sarà uomo ancora nello stoicismo, sapendo bere la cicuta. L'ultimo gesto di Socrate, cosí, è il gesto essenziale dell'uomo, in Hemingway; e non di auto‑distruzione, ma di adempimento: gratitudine estrema, in amaro e noia, verso la vita.



[1] Cioè la capacità di affrontare con forza d’animo e serenità  le difficoltà della vita.