IL CONTESTO STORICO

Con il ‘700 giunge a piena risoluzione la catena di conflitti apertisi nel ‘600 con la crisi sia del sistema e del modello conoscitivo tradizionale sia delle certezze che a quello erano collegate. Questo secolo, di profonda e generale trasformazione, vede prevalere quella potenza marinara, l’Inghilterra, la quale darà l’avvio a quel processo di trasformazione globale e radicale dell’organizzazione economica e sociale che va sotto il nome di "Rivoluzione industriale", e segna in modo determinante il percorso successivo dell’evoluzione dell’umanità; condizionandone ogni forma di organizzazione civile e di esperienza di vita. Alla base di questo processo stanno singolari coincidenze: la disponibilità di materie prime, la capacità di organizzare efficacemente sforzi e risorse accumulate in precedenza e di indirizzare a buon fine le tensioni emergenti tra le diverse classi sociali, la disponibilità della classe dominante ad assecondare e guidare l’innovazione, la disponibilità infine degli intellettuali (scienziati e tecnici in particolare) ad applicare le loro conoscenze alla soluzione di problemi pratici.

Il metodo d’indagine scientifico - matematico, empirico e razionale, derivato dalle scienze naturali, è dal ‘700 applicato a tutto lo scibile. Nessun settore dell’esperienza umana è escluso dalla verifica e dal vaglio critico operato dalla ragione, che diventa criterio superiore di verifica di ogni affermazione e come principio di ogni azione.

La cultura del ‘700 presenta dunque una caratteristica peculiare e fondamentale: essa è cultura per l’azione, conoscenza finalizzata all’attuazione pratica vuoi di un oggetto (come il telaio meccanico), vuoi di un meccanismo organizzativo, di un sistema giuridico e costituzionale da realizzare al più presto nel concreto, per guidare l’evoluzione "naturale della realtà. Il ‘700 è il secolo in cui nasce il concetto stesso di "progresso".

Le prime macchine a vapore costituirono una risposta all’ esigenza di ottenere un più efficace drenaggio e prosciugamento dei pozzi delle miniere. Infatti dopo una prima fase di disboscamento selvaggio per recuperare il legno con cui venivano alimentate le fornaci e quella successiva di sfruttamento delle miniere di carbone a cielo aperto, il combustibile per far funzionare le manifatture e le ferrovie doveva essere cercato in profondità. Le miniere di carbone al di sotto della falda acquifera venivano spesso allagate e le pompe per prosciugarle, azionate da cavalli, non riuscivano a sollevare l’ acqua oltre i 10 m di dislivello. In questo quadro è evidente l’ esigenza di macchine che permettessero, attraverso una maggiore razionalizzazione del lavoro e una diminuzione dei rischi delle miniere, di aumentare la produttività.

 

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