GLI IMPRENDITORI

 

La rivoluzione industriale segnò l'ascesa di una nuova oligarchia economica e sociale formata da uomini intraprendenti, determinati, consapevoli del proprio ruolo: gli imprenditori. Fra di loro alcuni provenivano da posizioni di partenza piuttosto modeste: artigiani, padroni di bottega, agricoltori benestanti che si erano associati con mercanti imprenditori; ma anche contadini-tessitori dotati di un piccolo capitale e di qualche proprietà da vendere, piccoli fabbricanti attivi in settori specializzati che si lanciarono poi nella produzione più ampia e negli affari grazie ai risparmi messi da parte, a una dura disciplina di lavoro, alla padronanza tecnica. Altri venivano da posizioni già consolidate nella finanza, nel commercio, nella produzione manifatturiera; furono questi la parte più corposa del ceto industriale che si consolidò tra Sette e Ottocento, mettendo fuori gioco la produzione artigiana e imponendo il sistema di fabbrica. Queste persone seppero abilmente, grazie all'iniziativa personale, al rischio dell'impresa e alle capacità organizzative, adottare e sfruttare le invenzioni allo scopo di sostenere con successo la sfida competitiva, battere i concorrenti e guadagnare posizioni preminenti sul mercato.La ricca borghesia si occupava di impiegare i propri capitali in modo tale da trarne il massimo rendimento, considerando il proletario una semplice "merce" valutabile economicamente a seconda delle richieste del mercato, ovvero secondo le maggiori o minori richieste delle fabbriche. I nuovi "padroni" avevano con la manodopera un rapporto sempre meno umano e personale.In aspro contrasto con la povertà e la degradazione della classe operaia essi si davano arie a non finire, con una boriosa ostentazione di palazzi eleganti, equipaggi, livree, parchi, cavalli e cani da caccia che avevano cura di mostrare nel modo più solenne al mercato straniero.

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