Danton

 

Georges-Jacques Danton nasce il 26 ottobre 1759 ad Arcis-sur-Aube ; suo padre è un procuratore. Oratore nato, si laurea in legge a Reims e si trasferisce poi a Parigi per esercitare. Ottimo professionista, dal 1787 è avvocato del Consiglio del Re.

Nel 1790 fonda con alcuni militanti il Club dei Cordiglieri, di cui sarà il presidente assieme a Marat; la sua fama inizia a crescere, e nel gennaio 1791 è eletto amministratore del dipartimento di Parigi.

Dopo il tentativo di fuga del Re, forse per la prima volta, Danton comincia a fare il doppio gioco, schierandosi apertamente a favore della repubblica ed appoggiando ufficiosamente una mozione favorevole alla monarchia.

All'indomani del massacro dei cordiglieri al Campo di Marte (17 luglio 1791), Danton abbandona i suoi compagni e scappa in Inghilterra con la scusa di urgenti affari. Rientrato a Parigi solo dopo la promulgazione dell'amnistia da parte dell'Assemblea Costituente, le sue posizioni politiche continuano a dimostrarsi mutevoli e "fluttuanti": inizialmente avverso alla guerra assieme a Robespierre, cambia idea quando si accorge di essere in netta minoranza. Cessano così i suoi attacchi contro i Girondini, che avanzano l'ipotesi di affidargli un ministero. Danton ridiventa ostile alla Gironda una volta sfumata questa allettante possibilità.

Il momento di massimo splendore di Georges Danton comincia però con l'assalto alle Tuileries il 10 agosto 1792: sebbene appaia poco chiaro quale possa essere stato il suo ruolo effettivo nella preparazione di quell'importante avvenimento, considerando anche il fatto che si trova fuori Parigi dal 6 al 9 agosto, è da questo momento che egli diventa un politico di primissimo piano. Entrato nel Comune insurrezionale e nel Consiglio esecutivo provvisorio, nominato Ministro della giustizia, Danton è l'unico in grado di competere con Robespierre in fama e potere.

In questo periodo eccezionale che lo porta all'apice del successo, possiamo però vedere le premesse del successivo, rapido declino: con gli invasori stranieri ormai vicini ad assediare Parigi e il movimento rivoluzionario diviso al suo interno e pieno di possibili traditori, Danton utilizza senza problemi i soldi del pubblico erario, ed attinge largamente anche ai fondi segreti.

Il 2 settembre 1792 tiene davanti all'Assemblea questo memorabile discorso:

« Il est bien satisfaisant, Messieurs, pour les ministres du peuple libre, d'avoir à lui annoncer que la patrie est sauvée. Tout s'émeut, tout s'ébranle, tout brûle de combattre. Vous savez, Verdun n'est point encore au pouvoir de nos ennemis. Vous savez que la garnison a jurée d'immoler le premier qui proposerait de se rendre. Une partie du peuple va se porter aux frontières, une autre vas creuser des retranchements et la troisième, avec des piques défendra l'intérieur de nos villes. Paris va seconder ses grands efforts. Les commissaires de la commune vont proclamer, d'une manière solennelle, l'invitation aux citoyens de s'armer et de marcher pour la défense de la patrie. C'est en ce moment Messieurs, que vous pouvez déclarer que la capitale a bien mérité de la France entière. C'est en ce moment que l'Assemblée nationale va devenir un véritable comité de guerre. Nous demandons que vous concouriez avec nous à diriger le mouvement sublime du peuple, en nommant des commissaires qui nous seconderons dans ces grandes mesures. Nous demandons que quiconque refusera de servir de sa personne, ou de remettre ses armes, soit puni de mort. Nous demandons qu'il soit fait une instruction au citoyens pour diriger leur mouvement. Nous demandons qu'il soit envoyé des courriers dans tout les départements pour les avertir des décrets que vous aurez rendus. - Le tocsin qu'on va sonner n'est point un signal d'alarme, c'est la charge sur l'ennemi de la patrie. - Pour les vaincre, Messieurs, il nous faut de l'audace, encore de l'audace, toujours de l'audace, et la France est sauvée. »

La vittoria di Valmy allontana il pericolo dell'invasione militare, i massacri di settembre sedano i fermenti: la Francia è salva, almeno momentaneamente.

Ma perché l'esercito prussiano non viene distrutto? E ancora, era proprio indispensabile la violenza usata nel reprimere le agitazioni popolari? Negoziazioni segrete e doppi giochi di Danton sono dati per certi, e si sprecano contro di lui gli attacchi dei Girondini, che gli chiedono a gran voce di giustificare le spese e gli ammanchi nel denaro pubblico.

Dichiarata la repubblica e istituita la Convenzione, si discute della sorte del re: Danton vota a favore dell'esecuzione con un voltafaccia repentino, e non sono poche le voci che lo accusano di essersi venduto.

In missione in Belgio fino al febbraio 1793, Danton continua il gioco sporco, negoziando per ottenere la neutralità della Inghilterra e perseguendo contemporaneamente una politica di annessione, che rende impossibile questa neutralità.

I risultati di questa politica sono nel complesso disastrosi: la Francia inizialmente acquista diversi territori (Belgio compreso), ma dopo la formazione della prima, fortissima coalizione europea antifrancese, la guerra prende un andamento fortemente negativo, Dumuriez, generale a capo dell'esercito francese appoggiato dallo stesso Danton, si consegna agli austriaci, il nemico oltrepassa le frontiere, nuovi gruppi estremisti vengono alla ribalta ed il popolo insorge in Vandea capeggiato dai reazionari.

Malgrado tutto, Danton ha ancora l'appoggio dei Montagnardi e di Robespierre in particolare; politico di primissimo piano, membro del Comitato di Difesa Generale e del  primo Comitato di salute pubblica, egli è in effetti il capo del governo.

La situazione precipita con la dittatura robespierrista e lo scatenamento del Terrore. Danton ed il suo compagno Desmoulins si scagliano contro questi eccessi estremisti, pubblicano violenti articoli sul giornale "Le Vieux Cordelier" e si pongono a capo del movimento moderato degli "Indulgenti".

Ma tale politica moderata urta contro il volere dei giacobini e, forse, contro gli interessi della rivoluzione, bisognosa di fermento e mobilitazione per continuare ad esistere e raggiungere i suoi obiettivi.

Il 29 marzo 1794 Danton ed i suoi seguaci saranno arrestati con l'accusa di essere corrotti, monarchici ed antigiacobini, e condotti davanti al Tribunale Rivoluzionario che loro stessi avevano voluto ed organizzato.

Durante la propria difesa accusa i giudici invitando i suoi calunniatori a farsi avanti cosicché egli potesse controbattere accuse precise e non vaghe come quelle presentategli. S'incriminava infatti tutta la sua vita pubblica, ma non si definiva alcun fatto preciso. Era dunque costretto a respingere, per così dire a tastoni, i torti che non si osava o non si poteva formulare. Danton cercava in tutti i modi di rendere noto al popolo ciò che stava avvenendo in tribunale sicuro di un suo appoggio, ma i giudici cercarono sempre di farlo tacere poiché avrebbe potuto mettere seriamente in dubbio la sua colpevolezza.

Finalmente, nella seconda udienza del processo, riuscì a prendere la parola per cercare di difendersi. Si aveva l'impressione che l'atto di accusa non reggesse. Un cittadino presente al dibattito testimoniava che "Danton fa tremare giudici e giurati e che la sua voce annienta il campanello del presidente…". Di fatto, davanti a lui, presidente, giudici, giurati, accusatore pubblico, tutti sembravano annichiliti per la forza e la fondatezza della sua difesa. Improvvisamente, dopo circa un'ora e mezza dall'inizio della sua orazione, fu interrotto dal presidente con la scusa di concedergli un po' di riposo con la promessa che avrebbe potuto riprendere il discorso in seguito. L'udienza fu quindi tolta in mezzo ad un'impressione generale sempre più favorevole a Danton ed ai suoi amici. Dell'accusa nulla più si reggeva in piedi: gli imputati respinsero quasi scherzando ogni capo d'imputazione; la situazione del tribunale diveniva sempre più scabrosa. Per tutti ormai si imponeva l'assoluzione; i giurati stessi stavano per cedere; e se Danton avesse ripreso la parola, appoggiato dall'opinione pubblica, avrebbe determinato la sconfitta: liberati, gli imputati sarebbero rientrati trionfalmente alla Convenzione sulle spalle del popolo; ma di conseguenza i due Comitati sarebbero crollati. In seguito, poiché Danton faceva uso di un tono accusatore e, a detta del presidente, "non calmo e degno di un tribunale", i giudici ebbero un pretesto per escludere dal dibattito gli imputati con l'accusa di aver resistito alla giustizia nazionale e di averla addirittura insultata.

Fu portato al patibolo con tutti i suoi amici e compagni il 5 aprile 1794 tra una folla che non osava mostrare ne gioia ne orrore, anche se abituata a festeggiare prontamente ogni esecuzione pubblica.

 

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