Medea (1969)

Locandina di Medea

la Medea di Pasolini puo essere analizzata sotto quattro punti di vista, due dei quali coincidono, eccoli:


Nel primo punto di vista l’interpretazione è solo il dramma della medea, cioè la semplice storia di questa opera teatrale, anche se bisogna far notare che in parte questa interpretazione coincide con quella di Medea donna innamorata, infatti l’autore greco mette in risalto la vendetta e la sofferenza della donna.

Nel secondopunto di vista si può “vedere” la storia di una donna innamorata, tradita dall’uomo che la ha usata per poi “buttarla” via, e quindi la vendetta di una madre e di una moglie che si sente tradita ed è pronta a tutto, pronta a rinunciare a qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che vuole:la rivalsa verso Giàsone


Nel terzo punto di vista si può notare come Giàsone sia nella Colchide solo per una sfida, e che ovviamente vede in Medea un’opportunità per poter vincere. Non esita a sfruttare l’occasione, anche se nel film si nota come non è Giàsone che induce Medea ad aiutarlo. Comunque Giasone non ama Medea, ma allo stesso tempo la sfrutta a proprio vantaggio, e dopodichè si sente in debito, così da ricambiare un amore che però non prova, e finendo per cedere ai propri sentimenti con Glauce, la nuova sposa. Questa gratitudine verso Medea lo porterò alla rovina.


Nella quarta interpretazione, quella di Pasolini, la più vicina al film eppure quella che è meno intendibile nel film, è il conflitto fra una nuova classe politica (Giàsone), che è pronta a tutto pur di arrivare, una classe arrivista che sta prendendo il potere(Pasolini la definisce come la massa gramsciana che diviene dittatura col neocapitalismo), e invece una classe legata ancora a un vecchio mondo, ormai condannato a perire (Medea), legata alle tradizioni e ai rituali, più solida e più legata a dei principi e a dei valori che invece la nuova classe sembra aver perso.


In questo si può notare un certo rapporto di similitudine con Il Gattopardo(1958, Medea esce nel 1970), nel conflitto culturale e ideologico dei personaggi di don Fabrizio Corbera e Calogero Sedara.

Lo stesso Pasolini spiega nell’intervista televisiva con Oreste del Buono come sostenga la democrazia, ma quando la democrazia si trasforma nel potere al popolo (gruppo tirannico) essa diventa una dittatura, in cui si scambiano le parti, e cioè politicamente e per quanto riguarda il potere i ricchi diventano il proletariato e il proletariato diventa la nobiltà, quella che lui definisce la nuova elitè, che viene tradotto nel film con la figura di Giàsone, mentre quella vecchia nobiltà che però racchiude in sé i principi democratici e i valori del popolo viene spazzata via.


Con questo film Pasolini invita il proletariato ad andare contro questa tendenza al gruppo, a pensare con la propria testa, a prendere coscienza della situazionea cui si sta andando incontro e di come la nuova elitè stia tiranneggiando e eliminando la vera democrazia.

Certo il messaggio è di difficile comprensione, anche perché il film è molto freddo, le emozioni e gli eventi colpiscono poco l’autore, le azioni sono volutamente inespressive e le emozioni non traspaiono dalle faccie degli attori. Tutto lo svolgimento del film è molto lento e bisogna sottolineare che tutto il rapporto tra Giàsone e Medea sia estremamente inconsistente, basti pensare che l’unico dialogo che i due hanno è alla fine, quando oramai i giochi sono fatti e le parole sono del tutto inutili

La differenza che Pasolini cerca di dare a Medea da Giàsone risalta immediatamente, dalla prima scena. Pasolini arriva a rappresentare un episodio non citato del mito di Medea e che addirittura non esiste come testimonianza storica, e cioè il sacrificio legato alla fertilità nella Colchide. In questo caso il regista ci presenta subito una realtà passata, legata alla sovranità (che oltretutto si fa carico delle colpe del popolo) e ai riti, sempre tutti uguali. Questo stesso legame alla tradizione consegue il mantenimento di alcuni ideali e virtù.


In tutt’altro modo viene presentato Giàsone, che nel film è descritto tramite le immagini come un ladro povero senza gloria, pronto a tutto pur di avere la meglio sul proprio avversario, e che per questo ha perso ogni traccia della civiltà di cui porta tanto vanto (ancora una volta si ha una testimonianza del paradosso della vita: cultura-ignoranza, democrazia-dittatura).Giasone è un eroe ignorante e senza alcun valore o ideale, che vede nel futuro solo l’immediato e non pensa alle conseguenze, senza rispetto per nulla e nessuno(sfruttamento di Medea, incomprensione del centauro, i due personaggi non si possono capire poiché sono diversi, (ma soprattutto perché Giasone non conosco sé stesso e questo non gli permette di comunicare).

Quando i due personaggi vengono a contatto, questo sconvolge il mondo di Medea, che per amore (forza scatenante) rinuncia al proprio mondo cercando di adattarsi a quello di Giàsone, troppo diverso e inappropriato per la principessa. Questo tentativo la porterà alla pazzia e al ritorno alla propia natura, quella delle furie, antica e paradossalmente meno legate alla civiltà,ma incorruttibili e con un legame inscindibile con la tradizione e con gli ideali primogeniti. Invece Giàsone è legato alle eumenidi, forze che incanalano la civiltà nell’uomo ma che fanno sì ce la stessa umanità sia condannata a una vita senza valori e quindi senza vera felicità né fantasia. In questo caso il messaggio di condanna verso il popolo gramsciano è chiaro, anche se allo stesso tempo viene messo in risalto il alto oscuro della vita, vissuta come sofferenza terrena e inutilità di scopo.


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