Il Conflitto tra i Comuni e l'impero

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La situazione italiana

Se in Germania vi erano cittą che erano riuscite a raggiungere l'autonomia, raramente quest'ultima
aveva comportato l'eliminazione del potere pubblico superiore ed allo stesso modo nessuna cittą
aveva esteso la propria autoritą sul territorio circostante. In Italia, invece, i comuni si erano liberati
della giurisdizione dei loro signori ed erano in piena espansione nel contado: erano quindi perfettamente in grado di perseguire una politica autonoma. Pertanto, pur riconoscendo l'autoritą ed i diritti dell'imperatore, erano in profondo contrasto sulle modalitą con cui il sovrano svevo si era prefisso di esercitare il potere. Federico I cercava infatti non soltanto di restaurare l'autoritą imperiale quale era stata nel passato, ma di imporre, al di sopra degli organismi comunali, un'amministrazione pubblica centralizzata composta da suoi funzionari limitando vistosamente le libertą di governo dei comuni stessi.
Le ostilitą ed i contrasti non erano limitati alla sola Italia settentrionale. Anche in quella centrale la situazione politica era caratterizzata da un clima di tensione: Roma aveva infatti espresso le proprie ambizioni autonomistiche attraverso la formazione di una magistratura cittadina, controllata da un
numero ristretto di ottimati (1143). La scissione formale tra Roma ed il papato era poi aggravata dalla predicazione del monaco agostiniano Arnaldo da Brescia, che si faceva portavoce di radicali proposte di rinnovamento religioso.