Ultima modifica: 25 Gennaio 2020

Circ. n. 227 – Giornata della Memoria Lunedì 27 gennaio 2020 –

In occasione della Giornata della Memoria di Lunedì 27 gennaio 2020 in tutta la scuola si terrà un minuto di silenzio alle ore 12.15 Continua a leggere Circ. n. 227 – Giornata della Memoria Lunedì 27 gennaio 2020 –

In occasione della Giornata della Memoria  di Lunedì 27 gennaio 2020  in tutta la scuola si terrà un minuto di silenzio alle ore 12.15 ; inoltre verranno distribuite alcune copie di poesie sulla Shoah  da leggere in tutte le classi e condividere con gli studenti per non dimenticare l’orrore dei campi di sterminio.

 

Per ulteriori informazioni contattare il prof. Milone : milone@eliovittorini.it

 

 

 

Il Docente Referente                                                  LA  DIRIGENTE  SCOLASTICA

F.to  prof. Bruno Milone                                                         dott.ssa Albalisa Azzariti

 

(Firma autografa sostituita a mezzo stampa ai sensi  e  per gli effetti dell’art. 3, c. 2, D.Lgs. n. 39/1993)

 

 

 

 

 

 

(Si allegano copia delle poesie)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Mauthausen – Gusen, novembre 1944

 

Dal mattino alla sera

dalla sera al mattino,

girano le macchine maledette:

vibrano i forni dove ribolle

il sale rovente.

Noi, pezzi di ricambio,

sostituiti ogni dodici ore,

siamo condotti al lavoro e al riposo

in lunghe colonne. Incrocia

la colonna che sale alla fabbrica

quella che scende nel campo;

ci mettono a giacere

in tanti scaffali.

Ci danno il cibo giaccia a goccia

come l’olio alle macchine e quando

cade un compagno e non si rialza

viene rifuso nell’atmosfera

del crematorio.

Lodovico Belgiojoso

 

***

 

Shemà

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo,

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

 

 

 

 

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi:

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa.

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi

 

***

 

Confessione

La parola è d’oro azzurro silenzio fuggito

verbo sbiancato sotto la neve e il vento

e il grido quel grido folle lanciato in piena notte

quando il nemico cantava le imprese del sangue.

La parola è di vento mia verde inquietudine

albero che ritrovi il cielo più duro della pietra

luogo straziato uccello che non hai più terra

vicina voce estrema voce di una patria.

La parola è di sangue lancia rossa meridiana

crimine dai pesanti petali che ricade estate

funebre estate che mi hai ripetuto ogni cosa

lingua di piaghe.

Jean Cayrol

 

***

 

Varsavia 1944

E dopo verranno da te ancora una volta

A contarti a insegnarti a mentirti

E dopo verranno uomini senza cuore

A urlare forte libertà e giustizia.

Ma tu ricorda popolo ucciso mio

Libertà è quella che i santi scolpiscono sempre

Per i deserti nelle caverne in se stessi

Statua d’Adamo faticosamente.

Giustizia è quella che nel poeta sorride

Bianca vendetta di grazia sulla morte

Le mie parole che non ti danno pane

Le mie parole per le pupille dei figli.

Franco Fortini

 

 

 

***

 

Vehuda Amichai

Dopo Auschwitz non c’è teologia:

dai camini del Vaticano si leva fumo bianco,

segno che i cardinali hanno eletto il papa.

Dalle fornaci di Auschwitz si leva fumo nero,

segno che gli dei non hanno ancora deciso di eleggere

il popolo eletto.

Dopo Auschwitz non c’è teologia:

le cifre sugli avambracci dei prigionieri dello sterminio

sono i numeri telefonici di Dio

da cui non c’è risposta

e ora, a uno a uno, non sono più collegati.

Dopo Auschwitz c’è una nuova teologia:

gli ebrei morti nella Shoah

somigliano adesso al loro Dio

che non ha immagine corporea né corpo:

Essi non hanno immagine corporea né corpo.

Paul Celan

 

***

 

I versi

Se ne scrivono ancora.

Si pensa a essi mentendo

ai trepidi occhi che ti fanno gli auguri

l’ultima sera dell’anno.

Se ne scrivono solo in negativo

dentro un nero di anni

come pagando un fastidioso debito

che era vecchio di anni.

No, non è più felice l’esercizio.

Ridono alcuni: tu scriverai per l’Arte.

Nemmeno io volevo questo che volevo ben altro.

Si fanno versi per scrollare un peso

e passare al seguente. Ma c’è sempre

qualche peso di troppo, non c’è mai

alcun verso che basti

se domani tu stesso te ne scordi.

Vittorio Sereni