Laboratorio teatrale
Perché un Laboratorio Teatrale in un Liceo Scientifico
Il secondo ciclo della scuola secondaria di secondo grado coincide con un momento fondamentale nel processo di crescita degli studenti in cui le loro scelte, i gusti, gli orientamenti maturano in modo più consapevole. In questo ambito il teatro rappresenta un ingrediente fondamentale nella formazione dell’adolescente per diverse ragioni: è un linguaggio autonomo, dotato di un proprio potenziale semantico, proprie strutture morfologiche, proprie funzioni personali e sociali; sviluppa la capacità di ascoltare se stessi e gli altri; consente di esprimere il proprio mondo interiore in forme congruenti alla progressiva maturazione personale.
Funzione sociale del teatro
Il teatro è importante per formare persone, gruppi, comunità e società, attraverso laboratori, spettacoli, eventi, e performance, riti, in cui protagonisti non sono i professionisti dello spettacolo ma tutte le persone di qualsiasi età condizione e stato. Il teatro ha quindi una funzione sociale come arte e mezzo per formare, trasformare e migliorare la vita personale e collettiva.
Da quest’anno il laboratorio teatrale riprende in presenza anche come occasione di incontro e socializzazione tra alunni di classi diverse oltre che come momento di crescita personale e culturale. Il gruppo partirà dal livello di base per imparare a conoscere le proprie possibilità espressive e ad esprimere le proprie emozioni vivendole e condividendole assieme agli altri. Lo spazio del laboratorio sarà un luogo protetto in cui ognuno avrà l’opportunità di sperimentare e apprendere nell’assoluto rispetto reciproco. A poco a poco l’incontro di personalità, sensibilità ed esperienze diverse suggerirà il tema dello spettacolo finale in cui i ragazzi si misureranno con l’emozione di portare di fronte al pubblico dei genitori e degli amici il loro entusiasmo e la loro esperienza.
I responsabili del progetto Laboratori Teatrali
To be or not to be Estratto di frammenti tratti dallo spettacolo teatrale “Ipotesi Amleto”
Scheda sui Laboratori Teatrali
1) l’attività del laboratorio teatrale è strutturata in quattro fasi.
- Discussione dei temi sulla base dei vissuti dei desideri e delle esigenze dei partecipanti; drammaturgia: creazione del soggetto, creazione della scaletta.
- Training. Conoscenza del corpo dello spazio e della voce come strumenti produttori di comunicazione; lavoro sul gruppo; lavoro sull’immaginario (percorsi narrativi); lavoro sulla musica per la creazione di climi emotivi.
- Work-in-progress di creazione “inscena” dello spettacolo attraverso improvvisazioni strutturate.
- prove generali formalizzazione e spettacolo
2) gli obiettivi di ciascuna fase si pongono in relazione con gli obiettivi generali del Laboratorio Teatrale: far fare a tutti i partecipanti un percorso di ‘formazione innanzitutto umana’ attraverso il quale esplorare le proprie potenzialità espressive e comunicative, esercitare la propria creatività, confrontarsi coi propri vissuti sul piano dell’immaginario. Di conseguenza i singoli obiettivi di ogni fase altro non sono che la realizzazione parziale e in una certa ottica degli obiettivi generali. Così nella parte di training l ‘attenzione è centrata sullo sviluppo delle propri potenzialità comunicative nell’ambito della comunicazione interpersonale non scritta; nella fase di drammaturgia l’attenzione è posta all’approfondimento e sviluppo di temi e problemi che interrogano i ragazzi stessi e sulla ricerca della possibilità narrativa connessa a questi temi –con un forte impegno nello sviluppo del tema al di fuori di schemi dati e stereotipi acquisiti e con una precisa ricerca sugli strumenti espressivi dell’oralità; nella fase di creazione dello spettacolo i due aspetti si fondono e trovano la loro verifica a e il loro sviluppo completo.
3) Dato che il progetto di Laboratorio Teatrale viene costantemente riprogettato sulla base di coloro che al laboratorio stesso partecipano è difficile descrivere le tecniche specifiche e i linguaggi espressivi utilizzati. In generale si può dire che il lavoro di training mutua molto dalle esperienze degli ultimi 30 anni del Novecento. L’obiettivo non è fare dei ragazzi degli attori e quindi il problema non è insegnar loro delle tecniche ma piuttosto permetter loro di scoprire aspetti di se stessi della loro personalità e delle loro possibilità espressive e comunicative che li riguardano. Ecco perché il training è finalizzato alla conoscenza e non alla tecnica. Che poi la conoscenza di sé porti a ottimi risultati specificamente teatrali è una semplice conseguenza tanto logica quanto straordinaria.
Per ciò che riguarda poi il modello di teatro di riferimento si è scelto quello del teatro di narrazione in particolare nella forma della narrazione collettiva perché da una parte libera dalle pastoie specificamente tecniche della creazione di un personaggio nel senso stanislawskiano del termine e dall’altra soprattutto permette a tutti di ritagliarsi uno spazio nel racconto incarnando il personaggio in una o più scene e mostrandone più facce allo spettatore ma nello steso tempo proiettandosi come in uno specchio che permette di vedere se stessi alla distanza dell’arte – che dal punto di vista formativo ha straordinaria efficacia. Il teatro di narrazione quindi permette a tutti di trovare uno spazio adeguato e gratificante.
La narrazione collettiva poi permette di realizzare spettacoli efficaci –soprattutto nella misura in cui sono sempre ‘credibili’ nel complesso e in ogni singolo passaggio evitando incongruenze e inadeguatezze tipiche del ‘teatro di prosa o di rappresentazione’ quando non sufficientemente sostenuto da tecniche o capacità. La conseguenza è che l’evento finale è sempre gratificante per coloro che vi partecipano e per il risultato di pubblico che ne ottengono.
4) I passaggi in cui si articola il Laboratorio si deducono da quanto sopra: interrogazione sui temi; scelta di un testo di riferimento da rielaborare sulla base di alcune chiavi interpretative; training –e training avanzato; drammaturgia: creazione di una storia autonoma che ricalchi in parte il testo dato ma in parte ne sia reinvenzione personale dei ragazzi; creazione in scena dello spettacolo; prove generali e rappresentazione finale.
5) Come si evince da quanto sopra l’operatore teatrale si pone sempre in una condizione maieutica cercando di fare in modo che tutto quello che viene creato e poi strutturato nello spettacolo sia dei ragazzi. L’idea di fondo è che l’operatore teatrale è lì per “fare lo spettacolo dei ragazzi e non il suo” cioè mette a disposizione tecniche conoscenze esperienza in modo che i ragazzi possano dire in modo credibile e comunicativamente efficace ciò che desiderano.
6) Una nota sul concetto di Laboratorio: Il Laboratorio Teatrale funziona esattamente come un laboratorio scientifico. In un laboratorio scientifico si estrapola un frammento dall’infinita complessità della realtà lo si osserva molto da vicino e lo si manipola ma senza che questa manipolazione abbia conseguenze sul piano di realtà. Però nell’osservazione e nella manipolazione si impara qualcosa. In un laboratorio teatrale si fa lo stesso: si estrapola un tema una archetipo un ‘filo’ dall’infinitamente complesso intrico di fili che chiamiamo realtà lo si osserva molto da vicino e lo si manipola -senza che le conseguenze ricadano sul piano di realtà ma imparando delle cose su quel ‘filo’ (o tema o archetipo: l’amore adolescente; l’orgoglio; il disagio; la violenza; i sogni; l’orgoglio; la rabbia per le ingiustizie etc….).
M.M.Pernich
Regista e Drammaturgo
La Tempesta, libero adattamento dal testo di William Shakespeare